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Quirinale, il diktat di Mario Draghi: "O me o Giuliano Amato", rumors sulla mossa del premier

Mario Draghi

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Mario Draghi sta sentendo tutti i leader dei partiti che compongono la sua maggioranza. Non ha incontrato solo Matteo Salvini. Ha sentito anche Enrico Letta e Giuseppe Conte. E, viste "le condizioni di salute del leader di Forza Italia, riflette sull'opportunità di chiamare Silvio Berlusconi", riporta il Corriere della Sera in un retroscena. Ma è solo il "primo" giro di consultazioni. Sull'incontro con il leader della Lega, in particolare, Draghi smentisce che gli abbia chiesto la poltrona delle Infrastrutture, Sarebbe stato lo stesso premier nel pomeriggio a richiamare Salvini per un chiarimento, per sapere se "il fuoco di sbarramento della Lega sul mio nome è definitivo".

 


Il presidente del Consiglio avrebbe detto prima a Salvini e poi a Letta di "voler procedere con estrema prudenza, un passo alla volta e senza bruciare le tappe. Sono i partiti a dovergli dire quale ruolo gli chiedono di interpretare in questa fase, per il bene del Paese". Non solo. Dovranno essere i partiti a "costruire un accordo sul governo, se mai toccasse a lui l'onore di succedere a Sergio Mattarella". Ma non avrebbe parlato di nomi. 

 


 Ma Draghi ha anche messo dei "paletti". Primo: se viene eletto al Quirinale un presidente di parte, la maggioranza di unità nazionale è finita e il governo cade. Quindi ha parlato del suo timore di finire "stritolato dai giochi di partito". Secondo: se lui stesso non sarà eletto "convintamente" al Quirinale allora si deve trovare un accordo per un presidente super partes come Giuliano Amato, che consentirebbe a Dragjhi di restare "saldamente alla guida del governo". 

 

 

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