Silvio Berlusconi, "cosa svela la cartella clinica": le vere condizioni di salute, ore d'ansia al San Raffaele
Ma come sta Berlusconi? È la nuova domanda che ha sostituito quella, fino all'altro ieri dominante, «Silvio si candiderà al Colle?». Lo scarto tra il possibile accesso al Quirinale e il ricovero al San Raffaele di ieri mattina, dopo tre giorni in cui vi aveva svolto visite ed esami, è stato repentino. Tale da porre dubbi su quali fossero le condizioni di salute del Cav già nei giorni scorsi, quando il suo nome era ancora in ballo nella corsa per la presidenza della Repubblica. Ieri pomeriggio Alberto Zangrillo, primario al San Raffaele e medico di Berlusconi, ha definito il ricovero del Cav dovuto a «controlli clinici periodici programmati da tempo e inseriti in un protocollo standard». Mentre ieri mattina la senatrice forzista Licia Ronzulli aveva garantito che «il presidente è un leone e tornerà presto a ruggire». Ovviamente ci auguriamo sia così.
LE ASSENZE - Però pare singolare che, nella settimana decisiva per le sue sorti di candidato al Quirinale, Berlusconi abbia disertato due vertici politici fondamentali con gli altri leader del centrodestra - il primo di giovedì a Villa Grande, poi fatto saltare, il secondo di sabato via Zoom - mentre era impegnato a fare dei controlli di routine (i primi risalgono a giovedì scorso). Perché non rinviare gli esami di qualche giorno, magari a sua candidatura tramontata? Dall'entourage di Berlusconi assicurano però che questi controlli sono una prassi, per verificare le condizioni del cuore e gli effetti del Long Covid, e non hanno nulla a che fare né con il rinvio del vertice di Villa Grande, saltato per motivi politici (Berlusconi non aveva ancora sciolto la riserva), né con la mancata presenza al vertice di sabato, nel quale il Cav ha preferito annunciare il ritiro della candidatura tramite una nota.
Lo stesso Zangrillo ieri ribadiva che «proprio perla contemporaneità tra la scadenza dei controlli e il delicato momento politico, Berlusconi si è recato al San Raffaele solo dopo aver comunicato le sue intenzioni rispetto alla candidatura per la presidenza della Repubblica». Ufficialmente non ci sarebbe un diretto legame tra lo stato fisico del Cav la sua rinuncia a battersi per il Colle. Anche se sono stati gli stessi familiari a sconsigliargli di cimentarsi in quest' impresa per motivi legati ai suoi acciacchi. Del resto, defezioni di Berlusconi, probabilmente correlate alle sue condizioni di salute, c'erano state già nei giorni precedenti. Il 17 e il 18 gennaio il Cav non aveva partecipato a Strasburgo né alla commemorazione di David Sassoli né alla votazione in presenza per l'elezione del nuovo presidente, Roberta Metsola, optando per il voto da remoto.
Sottoposto a pressioni per l'ipotesi di una sua candidatura al Colle, Berlusconi aveva preferito risparmiarsi un ulteriore carico di stress dovuto al viaggio e all'impatto emotivo che l'estremo saluto a Sassoli gli avrebbe comportato. Così come già martedì scorso, secondo la ricostruzione di Sgarbi, il leader forzista avrebbe rinunciato all'operazione scoiattolo, ossia alle telefonate ai parlamentari estranei al centrodestra per invitarli a sostenere la sua candidatura.
I PRECEDENTI - Solo delusione per la mancanza di numeri sufficienti o anche affaticamento per un impegno che lo stava provando troppo? Dall'entourage del Cav sostengono tuttavia che Berlusconi ci ha provato (con successo) fino all'ultimo, come confermano gli ingressi in FI di due nuovi parlamentari. Ed è attento all'evolversi della partita per il Quirinale, come dimostra la «cordiale telefonata» di ieri tra lui e Salvini. Di certo, la cartella clinica di Berlusconi non va sottovalutata. Nel 2016 il Cav ha affrontato un'operazione per la sostituzione della valvola aortica e nel 2019 un'altra per occlusione intestinale; del settembre 2020 è la sua degenza per Covid, al gennaio 2021 risale un ricovero per un problema cardiaco, mentre al maggio 2021 un altro per gastroenterite. Sulla base di questo scenario e del ricovero di ieri si può sostenere che Berlusconi abbia fatto una scelta corretta a rinunciare alla candidatura al Quirinale non tanto per il bene del Paese, quanto per il proprio bene.