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Mario Draghi, il suo timore inconfessabile: restare inchiodato al governo

Mario Draghi

Alessandro Giuli
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Se pure lui finisce in questa galleria, significa che non necessariamente tutto gli andrà per il meglio. L'attuale premier non vede l'ora di sloggiare da Palazzo Chigi, dove ritiene ormai conclusa la propria missione: perfezionare gli eurocompiti necessari per ricevere i soldi del PNRR e soprattutto inoculare, e inoculare, e inoculare ancora gli italiani, augurandoci che la variante Omicron resti accucciata sotto la soglia temibile di letalità. La verità è che per l'ex governatore della Bce il trasloco al Quirinale non doveva neppure essere messo a tema, era dato per implicito nella chiamata del febbraio scorso da parte del presidente oMattarella: colui che ha salvato l'euro doveva salvare l'Italia in dodici mesi di dittatura tecnosanitaria e poi consegnare a sé stesso i pieni poteri, in qualità di ex presidente del Consiglio e neo capo dello Stato. La situazione si è un po' complicata e ora può perfino finire così, con Draghi che resta inchiodato per un altro anno a Palazzo Chigi per domare gli ultimi focolai pandemici, contenere i contraccolpi sociali del virus e controllare come un paterno spartitraffico l'esuberanza dei partiti in questo strano anno pre elettorale. A meno che, deluso dal gioco quirinalizio e indebolito dalle bizze del Parlamento, non decida di mandare tutti a quel paese e ritirarsi al suo, di paese, in Città della Pieve. Ciò detto, considerando l'uomo e il gesuita che palpita sornione in lui, ora come ora scommetteremmo le nostre noccioline sudi lui per il Settennato che verrà.

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