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Quirinale, il Pd usa Gianni Letta per fare pressione contro Silvio Berlusconi: il "pizzino" dello zio

Elisa Calessi
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Questa mattina presto Gianni Letta è stato a Palazzo Chigi. Assente, nella sede del governo, il premier Mario Draghi, arrivato un paio d'ore dopo. Lo riporta Skytg24: Letta, prima di prendere parte al vertice di Villa Grande che ha formalizzato la candidatura di Silvio Berlusconi al Colle, avrebbe incontrato il capo di gabinetto del premier, Antonio Funiciello. Di seguito, il retroscena di Elisa Calessi per Libero.

C'è da dire che da giorni, nel sottobosco del Palazzo, si parla di Gianni Letta. Cosa pensa della corsa al Quirinale del suo amico, capo, consigliato numero uno, cioè Silvio Berlusconi? È d'accordo o non lo è? E così è naturale che quando, ieri, ha pronunciato alcune parole, a margine della camera ardente di David Sassoli, il circo delle interpretazioni si è animato. Anche perché, nonostante per decenni Gianni Letta sia stato nella stanza dei bottoni e anche dopo sia sempre stato e continui ad essere al centro di una importante rete di relazioni, le sue dichiarazioni pubbliche sono rarissime. Se poi, come accaduto ieri, lo fa in un momento in cui l'uomo che da vent' anni consiglia, Berlusconi, è al centro dei sogni e degli incubi di tanti per una sua eventuale salita al Colle, i riflettori inevitabilmente si accendono. «Il clima che si respirava l'altro giorno quando è stato commemorato David Sassoli in Parlamento», ha detto Letta, «era straordinario, di serenità e di armonia, di desiderio da tutte le parti di contribuire a guardare agli interessi del Paese e non alle differenze di parte. Si tratta di una grande lezione, un grande contributo. Se il clima sentito alla Camera e al Senato nel ricordo di David fosse quello che porta i grandi elettori a votare per il presidente della Repubblica sarebbe una grandissima lezione e il contributo di David alla pacificazione del Paese e allo sviluppo dell'Italia».

 

 

Un invito, insomma, a trarre dalla vita di Sassoli una lezione su comportarsi di fronte alla sfida che in queste ore impegna la politica. Subito il Pd ha letto queste parole come un invito a Berlusconi affinché si ritiri. «Gianni Letta», ha detto Enrico Borghi, Pd, «manifesta disponibilità a un dialogo nei termini che abbiamo cercato di prospettare anche noi del Pd. Abbiamo bisogno che ciascuno crei le condizioni affinché dialogo e unità nazionale si sostanzino in candidati rappresentativi di tutti». Definisce «sagge» le parole di Letta, Matteo Renzi: «Ha fatto un appello molto serio. Sono totalmente d'accordo». Per il leader di Italia Viva, gli schemi possibili, per l'elezione al Quirinale, sono tre: o un candidato del centrodestra, o Draghi, o alla quarta votazione - «Berlusconi contro tutti, più che destra contro sinistra». Ma in quest' ultimo scenario, è convinto, il Cavaliere non la spunterebbe. «Salvini dice che il centrodestra è compatto su Berlusconi? È tattica», ha detto ospite di Porta a Porta, dicendosi convinto che «Berlusconi ci crede, Salvini e Meloni un po' meno ma non sanno come dirglielo...». Mentre, in sintonia con Salvini ha bocciato lo scenario di un Mattarella bis: «Non è all'ordine del giorno».

 

 

Uno stop al Cavaliere arriva, poi, dal M5S, che ieri ha riunito i gruppi parlamentari. Per Giuseppe Conte, la candidatura di Berlusconi è una «proposta irricevibile». Ha fatto sapere, però, che oltre alla costante «consultazione» con Pd e Leu, ha «instaurato anche un canale diretto con gli esponenti di centrodestra», in particolare con Salvini. Quanto al Pd, Enrico Letta ha ribadito: «Noi vogliamo dialogare, siamo assolutamente disponibili a farlo. Ma abbiamo già detto che il dialogo deve avvenire su un nome condiviso, una personalità istituzionale e non un capo di partito». Non ha chiuso la porta, però, al centrodestra, osservando come ci sia qualche «elemento di dialogo positivo, ma siamo solo all'inizio». Quanto a Fi, si minimizza il caso Letta senior: «Le sue parole non mi sembrano in conflitto con quello che noi proponiamo. Non ci vedo una sconfessione. Letta è sempre stato l'uomo della moderazione, la sua lealtà nei confronti di Berlusconi è sconfinata», è il commento del senatore azzurro Maurizio Gasparri. Una riflessione condivisa a Villa Grande, quartier generale romano di Berlusconi, dove peraltro la "colomba" Gianni Letta proprio ieri ha partecipato a una riunione. Dunque, lui tutto è tranne che ostile all'avventura che sta tentando Berlusconi. In ogni caso, il punto è un altro: l'ex premier vuole andare fino in fondo. Salvini, ieri, ha ribadito di sostenerlo. Nessuno potrà fargli cambiare idea. 

 

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