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Sergio Mattarella, la proposta che non può rifiutare (e un pizzino su Repubblica): Quirinale, cosa lo spinge al bis
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Il nome di Mario Draghi è tra quelli in lizza per il Quirinale (anche se l'ufficializzazione del diretto interessato ancora non c'è), ma chi davvero sarebbe pronto a votarlo? A parte Enrico Letta in queste ore i partiti si starebbero smarcando dall'ipotesi che il premier passi direttamente alla presidenza della Repubblica. Il rischio, spiega Dagospia, è che l'ex numero uno della Bce finisca impallinato in Aula e, la conseguenza più inevitabile, che finisca per essere messo alla prova. Un esito che genererebbe il caos spread per l’Italia e che non piacerebbe affatto all'Europa. Così, svela Dago, "nelle segreterie di partito si pensa alla exit strategy e cresce con maggiore insistenza l’ipotesi di un appello a Mattarella per un bis a tempo determinato (ne hanno discusso anche Conte e Letta nell’ultimo vertice), che farebbe da scudo alla tentazione di Draghi di mollare Palazzo Chigi in caso del fallimento dell’operazione Colle (l’ex Uomo della Provvidenza starebbe già guardando con interesse a un ruolo internazionale tipo la NATO)".
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Una proposta che Sergio Mattarella non potrebbe rifiutare. Per di più alcuni parlamentari ammettono di aver ricevuto telefonate da uomini del Quirinale affinché, dopo le prime votazioni a vuoto, decolli l’appello dei partiti per la permanenza dell'attuale capo dello Stato. A convincere il restio Mattarella anche un editoriale di Michele Ainis apparso su Repubblica. Citato da Dago l'articolo svela che "ci sono quattro fattori che, creando un inedito costituzionale, spingono per il bis di Mattarella".
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"Primo - si legge -. Il vecchio parlamento ha perso la propria legittimazione, il vecchio presidente no. Secondo. Le macchie sono quattro: il taglio dei parlamentari, chi verrà eletto riceverà 345 voti "abusivi"; i cambi di casacca sono 276 i parlamentari che hanno cambiato gruppo, dall'avvio della legislatura". E ancora: "È giusto che un parlamento trasformista trasformi il Quirinale? Terzo. La composizione delle Camere, costituite nel 2018, non riflette gli attuali umori popolari. Quarto. Lo stato d'emergenza". L'unico diktat del capo dello Stato? Che Draghi resti a Palazzo Chigi.
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