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Mario Draghi, "vaffa" ai partiti: indiscrezioni, niente Quirinale? Il banchiere torna in Europa...

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I partiti sono riusciti a far perdere la pazienza anche a Mario Draghi. Della sua maggioranza, la più variegata degli ultimi anni, il premier è bello che stufo e per questo non vede l'ora di fare le valigie. Destinazione: Quirinale o, al massimo, Europa. A rivelarlo è un retroscena del Tempo, che imputa all'ultimo Consiglio dei ministri l'indignazione dell'ex numero uno della Banca centrale europea. In Cdm i partiti hanno dimostrato quanto accadrà nei prossimi mesi, ossia una battaglia per accaparrarsi i consensi in vista delle politiche. 

 

 

La gestione del governo diventerà così difficilissima con il rischio per Draghi di non riuscire a portare a casa quanto promesso. L'esempio più lampante è il fisco, su cui Lega e Forza Italia vantano posizioni nettamente opposte agli alleati del Partito democratico e a quelli del Movimento 5 Stelle. "È arrivato il momento che Draghi, si renda conto di avere a che fare con la politica di professione, qui non siamo al tavolo educato della finanza europea, dove si sorseggia the al limone", spiega una fonte dell'opposizione.

 

 

Non solo, perché il premier teme anche che i partiti possano rinfacciargli l'elezione al Quirinale pretendendo di scegliere il nome del suo successore a Palazzo Chigi. In caso contrario, Draghi può continuare a restare lì dov'è adesso. Magari con l'obiettivo di gestire i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Intanto il presidente del Consiglio ha deciso di prendere in mano la situazione e presentarsi, a distanza da giorni, davanti alle telecamere per mettere la faccia sul decreto appena approvato dal governo, il più difficile da digerire. "La maggioranza di unità nazionale non è più la stessa. Il nervosismo nei partiti è andato crescendo" ha spiegato Francesco Verderami sul Corriere della Sera in merito alle motivazioni che hanno fatto cambiare idea a Draghi.

 

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