Mario Draghi molto più vicino alla Lega che al Pd: indiscrezione bomba, la guerra sotterranea di cui non vi parlano
Draghi divenne presidente del Consiglio nel febbraio scorso grazie a un blitz di Renzi e alla Lega e Forza Italia, che per amor di patria accettarono di entrare in maggioranza con M5S e Pd. Il Paese non ne poteva più di Conte, del suo commissario Arcuri e del governo giallorosso, che tenevano chiusa l'Italia, erano partiti malissimo nella campagna vaccinale e non davano garanzie ai mercati e all'Unione Europea sul buon utilizzo dei miliardi in arrivo per il Piano di Ripresa e Resilienza.
Idem tentarono in ogni modo di difendere l'avvocato grillino, fallirono ma ebbero l'abilità di liquidare immediatamente il segretario Zingaretti e sostituirlo con Letta, per rifarsi l'immagine e dare l'idea a questa nazione disattenta e depistata dai soliti scribacchini progressisti che Draghi a Palazzo Chigi fosse un loro successo e non una loro sconfitta. Complice qualche sbandamento iniziale della Lega, l'operazione riuscì. Il tempo è galantuomo. A distanza di un anno, sta emergendo la verità. Dalle riaperture all'energia nucleare, dalla riforma delle tasse a quella della giustizia, dall'ambiente al grado di estensione dell'obbligo vaccinale, i giallorossi, e in particolare il Pd, sono un freno per il premier mentre il centrodestra ne è un utile interlocutore.
Letta e compagni elogiano Super Mario a parole ma lo ostacolano nei fatti. Salvini lo critica ma lo sostiene quando è necessario, talvolta riuscendo a indirizzarne l'azione. È evidente anche nella partita del Quirinale, ambizione palese del premier. Il Pd ha opposto a Draghi almeno un paio di dozzine di candidati alternativi, alcuni francamente pittoreschi. Se alla fine sosterrà l'ex banchiere lo farà solo in chiave anti-berlusconiana, tanto per cambiare, e pretendendo di sostituirlo con un proprio esponente a Palazzo Chigi. Il centrodestra ha un candidato di bandiera, forte e in partita. E se a Salvini non riuscisse di mandarlo al Colle, potrebbe serenamente passare all'opposizione senza fare un plissé.