Giuseppe Conte, Vincenzo Spadafora durissimo: "Avanti così e andiamo sotto al 10%. E poi, chi decide?"
Un Movimento 5 Stelle sotto il 10 per cento. Praticamente, due terzi in meno dei voti raccolti alle politiche nel 2018. Il "capolavoro al contrario" di Giuseppe Conte in pochi mesi da leader dei grillini (allo sbando) è profetizzato non da nemici politici o commentatori particolarmente astiosi, ma da Vincenzo Spadafora, ex ministro e sottosegretario con deleghe pesanti proprio nei due governi dell'avvocato foggiano, nonché nome che conta nella galassia parlamentare del Movimento.
"Anche Giuseppe Conte guarda a destra". Quirinale, ribaltato il quadro: Pd spalle al muro
Potrebbe essere decisivo, per il tracollo dei 5 Stelle, il risultato della "partita del Quirinale", tra poche settimane. Mario Draghi, prima di Natale, si è di fatto auto-candidato: "Onestamente mi ha molto colpito quella conferenza stampa: temo che lo abbia allontanato piuttosto che avvicinarlo al Quirinale", sottolinea Spadafora in una intervista al Corriere della Sera. La sua posizione è chiara: "Continuo a pensare che la storia e lo standing internazionale del presidente Draghi siano un valore per la guida del governo, soprattutto in un momento in cui la pandemia non è superata e la gestione del Pnrr solamente agli inizi". Insomma, non muovete SuperMario da Palazzo Chigi.
Conte ha proposto un presidente della Repubblica donna, secondo il Foglio l'identikit condurrebbe a Silvana Sciarra, giudice della Corte costituzionale. Molti nel M5s però non condividono l'idea: "I malumori nascono quando il gruppo parlamentare scopre una rosa di nomi ipotizzata dal proprio leader leggendo i giornali, non perché donne. So che Conte intende riunirci a gennaio e credo sia utile rinviare ad allora ogni altra considerazione sul metodo e sulle eventuali persone da proporre", è la velenosa sottolineatura di Spadfora. Il guaio è lo stato confusionale dell'ex premier: "costretto a prendere una posizione netta dopo i suoi inaspettati giudizi positivi sull'operato di Berlusconi, che avevano scosso non solo il gruppo parlamentare ma soprattutto i nostri elettori". "Non so bene cosa sia la cabina di regia dei big - prosegue Spadafora nella critica alla gestione di Conte -. Ad oggi l'unico luogo che lo statuto di Conte individua per le scelte politiche, il Consiglio nazionale, non è stato ancora formalizzato, e sono trascorsi già cinque mesi dall'approvazione dello statuto. Al momento, se ci fossero elezioni anticipate, non sappiamo nemmeno chi sarà a prendere le decisioni".
Lo scenario è negativo, Spadafora si dice "molto preoccupato": "Rischiamo di scendere sotto il 10% se non torniamo ad una azione politica incisiva. Penso che le sue prime scelte, come accedere al finanziamento pubblico, riabilitare la figura di Berlusconi, astenerci al Senato su Renzi e Cesaro, rimettere in discussione i due importanti referendum su eutanasia e cannabis, abbiano disorientato non poco il nostro elettorato". La sfida è improba, in vista del Colle ma non solo: "Conte deve riuscire a tenere uniti i gruppi parlamentari, che devono essere coinvolti in un ragionamento politico condiviso e non a cose fatte. Sono certo che il nostro gruppo parlamentare, ad esempio, ribadirà con nettezza l'importanza che Draghi resti presidente del Consiglio. Anche perché, come prima forza politica parlamentare, dobbiamo giocare un ruolo da protagonisti e non subire scelte altrui".