Mario Draghi, Dagospia: la velina del premier, le condizioni per restare a Palazzo Chigi. Si allunga il fantasma di Amato
“Se la maggioranza resterà compatta nell’elezione del capo dello Stato e non si spaccherà, il presidente Draghi resterà a Palazzo Chigi”. È la velina fatta girare dopo che i partiti non si sono mostrati affatto entusiasti dell’auto-candidatura di Super Mario per la successione di Sergio Mattarella. Dagospia non ci va per il sottile con il premier: “Ha fatto una cazz*** grossa come il Quirinale. Abituato a non tener conto dei partiti dell’ampia maggioranza, se n’è altamente fregato di consultarli privatamente”.
Secondo il sito di Roberto D’Agostino, l’errore d Draghi sta nel fatto di non aver tenuto conto che “l’Italia è una repubblica parlamentare fondata sui partiti ed è sbagliato dimenticarlo solo perché sono un disastro”. Ma quali leader avrebbero candidato l’ex numero uno della Bce al Quirinale? Per Dagospia praticamente nessuno: non di certo Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, mentre Giuseppe Conte non si è ancora espresso e Enrico Letta sta tentennando. L’unica che potrebbe trarre vantaggio dall’appoggiare Draghi è Giorgia Meloni, che però al momento nei numeri conta molto meno di quello che dicono i sondaggi.
"Intervenire subito". Ma quale Quirinale, Salvini faccia a faccia con Draghi: prima gli italiani
DI conseguenza secondo Dagospia il premier Draghi sarebbe “costretto” a rimanere a Palazzo Chigi, anche perché il Pnrr è soltanto agli albori e l’emergenza Covid non è ancora stata superata. E quindi in corsa per il Quirinale rientrerebbero i soliti nomi: oltre a Marta Cartabia, anche Giuliano Amato, che per Dagospia era stato lanciato alla sinistra da Berlusconi, prima della conferenza di Draghi.