Massimo Garavaglia frena il panico: "Andiamo tranquilli in vacanza e proviamo a parlare meno di Covid"
L'ottimismo è il sale del turismo... Il leghista Massimo Garavaglia sapeva di garantirsi una brutta gatta da pelare quando dieci mesi fa ha preso in carico il ministero dedicato al settore più devastato dal virus, e dalle chiusure che ne sono state una delle più tragiche conseguenze. In più, è arrivato lo scherzetto di Natale da parte del governo, «un fulmine a ciel sereno», lo definisce l'interessato, con l'imposizione del tampone a tutti i vaccinati stranieri che vogliono venire a trascorrere le vacanze nel nostro Paese e agli italiani di ritorno dai viaggi all'estero o che vogliono rimpatriare per le feste. Molto peggio va ai non vaccinati: tampone e cinque giorni di quarantena, il che praticamente significa frontiere chiuse. «Si poteva fare meglio» spiega il ministro, «quindici giorni fa a Madrid, al forum sull'Organizzazione Mondiale del Turismo, già si respirava una brutta aria guardando la crescita dei contagi, bisognava allertare gli operatori del settore, in modo che si organizzassero e potessero spiegare tutto ai clienti». Invece no, quello di Garavaglia è un percorso di guerra. «L'unica cosa su cui possiamo contare è l'ottimismo», getta il cuore oltre l'ostacolo l'uomo che deve guarire un settore che, si calcola, perderà un miliardo e settecento milioni solo per la decisione di tamponare chi entra nel Paese. Soldi che si aggiungono ai dieci miliardi di perdite che Federalberghi ha dichiarato per il 2021, funestato dalla decisione di chiudere gli impianti sciistici la sera prima dell'inizio della settimana bianca di Carnevale, biglietto da visita con il quale si è presentato questo governo.
Ministro, siamo all'accanimento su un settore già in ginocchio?
«La tempistica è molto sfortunata, sembra un giro dell'oca, pensi di avere scavallato e ti rimandano indietro. Però non fasciamoci la testa, la situazione non è come l'anno scorso».
Il Veneto, punta di diamante del nostro turismo con i suoi quasi venti miliardi di fatturato, è in zona gialla con altre quattro regioni. A Natale forse lo saranno anche altre...
«Non è il momento di fare allarmismi, inutili e dannosi. In zona gialla si scia, si va in albergo e al ristorante. E anche in zona arancione. È praticamente certo che nessuna regione entrerà in zona rossa da qui al 10 gennaio, quindi le vacanze sono salve».
Aumentano i contagi ma la situazione ospedaliera è sotto controllo. Significa che i vaccini funzionano. Dovevamo partire prima con la terza dose per evitarci le restrizioni di Natale?
«Dico basta anche alle polemiche. È evidente che il vaccino funziona, basta guardare le foto delle strade di un anno fa e confrontarle con quelle di oggi. Rispetto a un anno fa, quando eravamo già chiusi da due mesi, abbiamo il 30% di contagi in più ma solo il 15% dei decessi, ed è tutto merito del vaccino. La terza dose aiuta molto, forse siamo partiti in ritardo ma stiamo recuperando».
La variante Omicron pare più contagiosa ma meno letale...
«Buona notizia, molti positivi sono asintomatici. Quello che conta sono i parametri ospedalieri, se la situazione resta sotto controllo non sono necessarie ulteriori restrizioni».
È possibile una retromarcia del governo, se pur aumentando i contagi diminuiscono le ospedalizzazioni?
«Comandano i numeri delle terapie intensive. Se le corsie si svuotano, si torna indietro anche se aumentano i contagi».
Cosa pensa che si debba fare per il turismo?
«Noi stiamo cercando di far lavorare tutti il più possibile. Dove non si riesce, occorre mettere mano al portafogli».
Ma i soldi ci sono?
«Trovare le risorse non è facile. L'anno scorso abbiamo fatto cento miliardi di scostamento del bilancio pubblico e si potevano reperire fondi ingenti in tempi rapidi. Quest' anno è tutto diverso: avevamo a disposizione 180 milioni e ne abbiamo già fatti spuntare fuori altri cento. Poi ce ne sono ulteriori 150 a bilancio per situazioni di crisi legate al Covid... Per soddisfare le prime richieste potrebbero bastare».
Come procederete?
«Con provvedimenti mirati, per ristorare solo chi ha subito effettivamente dei danni. A Roma un hotel su quattro non ha neppure riaperto, le grandi città d'arte hanno sofferto moltissimo perché non sono arrivati i turisti di lungo raggio, ma in compenso le città medio-piccole sono spesso andate meglio che nel 2019: gli italiani hanno scoperto l'Italia e quest' estate l'hanno girata in lungo e in largo».
Questo ha messo un po' in crisi le agenzie di viaggio...
«Stiamo lavorando per aprire più corridoi possibili, anche per queste vacanze di Natale. Ci sono destinazioni, come Capo Verde, Cuba, l'Oman, che sono sicure e già aperte per gli altri Paesi. Non ha senso mantenere quarantene e vincoli per certe mete che sono in una bolla di sicurezza. L'Italia ha già corridoi aperti con il Mar Rosso, le Maldive e le Seychelles, dobbiamo aprirne altri».
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Altri provvedimenti?
«È scontato che si farà la cassa integrazione in deroga e che proseguiremo con la decontribuzione per chi rientra dalla cassa integrazione, in modo da consentire aperture flessibili alle strutture alberghiere e ai ristoranti».
Subiamo la concorrenza sleale di altre nazioni?
«Quello che conta in Europa è avere regole uguali per tutti. Se serve il tampone per entrare in Italia, dovrebbe essere necessario anche per andare altrove».
Attualmente non è così. Su questo la Francia ci ha dichiarato guerra apertamente...
«Questo non è un bene. L'Europa dovrebbe avere regole uniformi sugli spostamenti,altrimenti che Unione è?».
A parte il denaro e l'uniformità di regole europee, cosa servirebbe di più al turismo in questo momento?
«Uno sciopero del Covid: bisognerebbe provare a parlarne meno per una decina di giorni».
Non è un po' una tecnica dello struzzo? Anche se metti la testa sotto terra il virus resta...
«Nel summit di Madrid i miei colleghi ministri mi guardavano esterrefatti; sostenevano che siamo pazzi: con i numeri migliori di tutti continuiamo a parlare del virus, un'ossessione comunicativa molto negativa. Capisco che il virus fa audience e fa vendere copie, ma continuare a fare terrorismo danneggia tutta l'economia, non solo il turismo».
Se si parlasse meno di virus la gente si vaccinerebbe di più?
«Diciamo che starebbe a sentire di più il proprio medico anziché informarsi su internet o nei talk tv».
Che messaggio vuole dare agli italiani?
«Vaccinatevi e andate in vacanza, abbiate fiducia. Non ci sono problemi particolari, stiamo vivendo normalmente, le strade sono piene, i mercatini di Natale sono aperti, si potrà viaggiare indisturbati tra le regioni, si scierà per tutte le vacanze, gli alberghi resteranno aperti e c'è una flessibilità totale su prenotazioni e disdette. Non facciamoci suggestionare dal contagio mediatico del virus».
Il presidente Zaia suggerisce ai vaccinati di tamponarsi prima del cenone. Sarebbe auspicabile?
«È una precauzione in più, quindi aiuta a fermare la circolazione. Io stesso faccio il tampone molto frequentemente, incontrando tante persone per lavoro. Come tendo a portare la mascherina fpp2, che protegge molto più di quelle classiche».
Il capo del Comitato Tecnico Scientifico, Franco Locatelli, ha suggerito di rendere obbligatori i tamponi anche ai vaccinati in caso di grandi eventi e per accedere a luoghi affollati come gli stadi e i teatri. Cosa ne pensa?
«Non credo che si farà. Però si potrebbe studiare un modo per consentire i cenoni al ristorante anche in zona gialla a chi si tampona appositamente. È una soluzione da approfondire che aiuterebbe il turismo».
Il governo va verso l'accorciamento della validità del Green Pass da nove a sei mesi, per farla combaciare con la durata effettiva della protezione. È d'accordo?
«Tendenzialmente sì, ma bisogna considerare per chi fa la terza dose adesso che i sei mesi scadranno in estate, quando il virus morde poco».
Allora ritiene che stiamo andando incontro a una vaccinazione annuale, a metà autunno, come per l'influenza?
«E chi può saperlo? Magari tra un anno il virus sarà scomparso».
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