Sondaggio, il "sindaco d'Italia" e Giorgia Meloni: numeri schiaccianti, panico a sinistra
Nel 2005 il governo Berlusconi II decise di modificare la legge elettorale in vigore, il «Mattarellum», dal nome del relatore parlamentare dell'epoca, Sergio Mattarella, attuale presidente della Repubblica. Venne introdotta nel 1993, dopo le iniziative referendarie guidate da Mario Segni. Una legge che prevedeva il 75% dei seggi assegnati con sistema maggioritario e il 25% con sistema proporzionale, ovvero garantiva una quota di rappresentatività ai partiti minori. Una legge forse non perfetta, a detta di alcuni esperti, ma che funzionava ed era ben compresa dagli elettori.
Non essendoci stato il dovuto passaggio costituzionale, è la Legge Mattarella che ha segnato il passaggio dalla cosiddetta Prima alla Seconda Repubblica. Il 21 dicembre 2005, entrò in vigore la Legge n. 270, la Legge Calderoli, dal nome del principale suo artefice, l'allora ministro per le Riforme istituzionali Roberto Calderoli. Prese il nome di «Porcellum», dato che qualche mese dopo la promulgazione, il suo stesso creatore, durante un'intervista, la definì «una porcata». Non è un caso, dunque, che a gennaio 2014 la Corte costituzionale abbia dichiarato l'illegittimità costituzionale di alcune parti.
VOTO ANTICIPATO - Da quell'improvvida decisione del 2005, la politica italiana ha perso tantissimo tempo ed energie nel discutere e cercare sempre diverse leggi elettorali. Sempre, ad ogni inizio e fine legislatura, anche oggi, che, per via della prossima elezione del Presidente della Repubblica, c'è la concreta possibilità andare ad elezioni anticipate. Chissà a cosa si sta pensando. Eppure cosa vuole la gente lo si sa da tempo: un governo chiaro, stabile e che rispecchi la volontà dei cittadini, espressa ogni cinque anni. Il problema della Seconda Repubblica, è che si fa propaganda con il maggioritario e poi si governa col proporzionale. Ecco il per ché di tutti i ribaltoni che si sono succeduti a partire dal primo del 1995. Senza entrare nei tecnicismi, chiedendo agli italiani se sia meglio il sistema attuale, con le maggioranze che si formano dopo il voto, o una soluzione in cui "chi vince le elezioni governa, ma se il governo cade si fanno nuove elezioni, senza fare altri governi", la maggioranza delle risposte (56%) ricade su quest'ultima ipotesi. Il centrodestra, il partito di Giorgia Meloni in testa (86%), è decisamente unito sulla questione; il centrosinistra no: contraria la sinistra -sinistra, col 32%; favorevoli i grillini col 68%; diviso a metà il Partito democratico, col 47% di contrari e il 46% di favorevoli.
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PRIMI CITTADINI - Una legge che funziona, tutti capiscono e anche apprezzano, è la "legge dei sindaci", con il primo turno che garantisce una rappresentanza (e un conteggio) proporzionale, ed il secondo che garantisce un chiaro vincitore. Cercare di traslare questa legge sul piano nazionale, piace a praticamente due italiani su tre (62%). In questo caso, gli elettorati sono tutti concordi; chi più, Forza Italia (85%), chi meno, come i 5 Stelle (65%). Un'ipotesi che godrebbe di una sperimentazione che dura da quasi vent' anni; un'ipotesi che godrebbe del consenso degli elettorati di tutte le forze politiche.
di Arnaldo Ferrari Nasi
Direttore AnalisiPolitica