Giuseppe Conte "perplesso". Fonti M5s: perché non si vuole candidare alle suppletive. Lo fanno fuori?
La candidatura al collegio Roma 1 per le suppletive non convince Giuseppe Conte. "Ho declinato l'invito", conferma l'ex premier quanto filtrato nelle ultime ore da fonti interne al Movimento 5 Stelle, e per la precisione dall'entourage dello stesso leader ed ex premier. Conte aveva espresso "perplessità", come già accaduto nel recente passato. "Sebbene "siano in tanti a chiedergli di candidarsi", spiega un fedelissimo contiano, "ad ora è più no che sì". Ed infatti, è finita con un "no".
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Era stato un retroscena di Repubblica a riferire della possibilità di ritrovare tra una manciata di settimane l'avvocato alla Camera, da deputato. "Da qui a 40 giorni potrebbe diventare il 160esimo eletto a Montecitorio, una eventualità che sa di 'commissariamento' in vista della partita quirinalizia", si legge sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Il buco alla Camera è legato all'elezione a sindaco di Roma di Roberto Gualtieri, ex ministro dell'Economia nel governo Conte 2. Per molti, l'approdo a Montecitorio sarebbe per Conte l'unico modo possibile per tenere "sotto controllo" le sempre più sbandate truppe grilline alla vigilia della prossima elezione del presidente della Repubblica. Negli ultimi giorni si parla di 40 onorevoli pentastellati in rotta, "peones" che non avrebbero alcuna intenzione di pagare gli arretrati dovuti al Movimento e che sarebbero dunque in procinto di lasciarne i gruppi parlamentari. Un contingente robusto che potrebbe rappresentare una vera e propria mina vagante nella partita del Quirinale.
Un bel problema per Conte, che vedeva più insidie che opportunità nel farsi eleggere in Parlamento. Per lui la candidatura alle suppletive di gennaio sarebbe stata la prima vera prova elettorale da quando è arrivato (dal nulla) in politica. "Non avrebbe solo il problema di dover conquistare il collegio di Roma centro - sottolineava non a caso Repubblica -, ma anche il come. Con quale percentuale, quindi con quale legittimazione". Anche perché a blindarlo non sarebbe bastato il sostegno di 5 Stelle, Pd e sinistra. L'elezione sarebbe stata l'occasione giusta, per Matteo Renzi, Carlo Calenda, centristi e centrodestra, per minarne la figura politica in maniera decisiva. Basterebbe schierare un nome "pesante" per mettere a rischio il futuro da leader dell'ex premier.