La risposta di Libero al Fatto: non rubateci il Quirinale, aderisce anche Salvini. Firmate qui la petizione
«Non è scritto da nessuna parte che il presidente della Repubblica debba per forza essere vicino alla sinistra, e al Pd in particolare. Aderisco convintamente alla campagna del quotidiano Libero. La sovranità appartiene al popolo e non ai radical chic. Non sono tollerabili pregiudizi o esclusioni, è incredibile che certa sinistra voglia imporre ordini e veti al centrodestra. La politica deve riprendere il proprio ruolo senza che ci siano interferenze del potere giudiziario». Con queste parole, dure e perentorie, di Matteo Salvini, che si aggiungono a quelle, altrettanto definitive, del presidente Mattarella, il quale ha in sintesi accusato i vertici del Pd di stalking per le loro ripetute insistenze nel volergli imporre un secondo mandato, la corsa per il Quirinale viene resettata. Ieri è stato il nuovo giorno zero.
Dopo il diretto di Mattarella, che ha messo a terra Letta e compagni, è arrivato il colpo del ko del leader leghista sulle velleità dei dem. Libero, con la sua campagna, ha l'orgoglio di aver sollevato il problema dell'arroganza della sinistra, del quale il centrodestra rischiava di rimanere ostaggio, e di aver indotto Salvini ad assumere una posizione forte e identitaria. Come al solito, il troppo stroppia e gli attacchi sconsiderati espongono chi li fa a contropiedi micidiali. Tutto è nato dalla campagna di odio del Fatto Quotidiano contro Silvio Berlusconi, l'uomo eletto per tre volte presidente del Consiglio dagli italiani e destituito da sinistre manovre di Palazzo, con la complicità dell'Europa e della magistratura nostrana. La persecuzione come una colpa e questa come l'impedimento al leader di Forza Italia di ambire alla presidenza della Repubblica. Ecco lo schema Travaglio al quale si è ribellata la politica.
Forse Berlusconi non ce la farà ad andare al Quirinale; ma da oggi ha più possibilità e, soprattutto, la sua candidatura acquista dignità istituzionale. Le frasi di Salvini ricompattano il centrodestra sulla battaglia più importante dei prossimi mesi e regalano all'elettorato la speranza che, se non sarà Silvio ad ascendere al Colle, comunque non ci andranno neppure i vari Franceschini, Bindi, Finocchiaro, Veltroni e compagnia stonata. Il leader della Lega ha affermato che sta lavorando alacremente per una candidatura "di prestigio". A questo punto o Draghi dà segnali di ambire al Quirinale, oppure il migliore in circolazione è Berlusconi. Se Super Mario va al Colle, cade il governo e probabilmente finisce la legislatura, sostiene la sinistra. Ma se non ci va, solo con Berlusconi capo dello Stato e il centrodestra compatto la sua avventura a Palazzo Chigi ha speranze di andare avanti. Perché i vari Amato, Cartabia o chi per essi non riuscirebbero mai a tenere insieme il giocattolo.