Roberto Speranza, il procuratore capo di Bergamo: "Covid? Molte incongruenze, ecco i 3 punti da chiarire"
"Non ha raccontato cose veritiere”: il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani è ritornato sulle responsabilità del ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, nella prima fase dell'epidemia Covid. "Molte incongruenze nelle parole di tante persone sentite”, ha detto il magistrato, sentito dal Corriere della Sera. I punti da chiarire sono soprattutto tre: la zona rossa in Val Seriana, la mancata applicazione del piano pandemico anti influenzale - anche se non aggiornato -, e il dossier dell'Oms sulla gestione “caotica e creativa” dell’Italia, scritto da Francesco Zambon ma tolto dal sito dell’Organizzazione e mai rimesso online.
Sull'ultimo punto Speranza ha detto che il suo dicastero non c'entra nulla con la scelta dell'Oms di ritirare la pubblicazione. Ma la corrispondenza con Silvio Brusaferro, contenuta nelle carte dell’inchiesta, sembrerebbe smentirlo. "Adesso ci sono valutazioni da fare e migliaia di documenti da verificare, comprese le trascrizioni dei messaggi scambiati", ha fatto sapere Chiappani.
Per quanto riguarda il piano pandemico, invece, secondo il ministro della Salute, quello vecchio “non era sufficiente per il Covid e così ne abbiamo messo a punto uno specifico". Ma il microbiologo Andrea Crisanti e anche altri esperti hanno ritenuto che potesse essere comunque utile. "Il Piano è una linea programmatica ministeriale, andava applicato - ha detto il pm -. E' stata saltata la fase 'pre pandemica' e ci si è mossi con una gestione non programmata della crisi". Certo è, secondo il procuratore, che c'è stata "una grande sottovalutazione del rischio, non aggiungo altro". Anche se per ora " non ci sono elementi per alcuna contestazione contro il ministro Speranza".
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