Giancarlo Giorgetti: "Per sterilizzare le bollette servono almeno 7-9 miliardi"
Non sono le tasse, né i patti di non belligeranza tra partiti (chè tanto la Legge di bilancio passa lo stesso, nonostante l’ammuina…), né tantomeno le acrobazie strategiche per issare chicchessia al Quirinale.
No. Più si avvicinano le scadenze, più l’ossessione tracimante di Giancarlo Giorgetti resta il caro-bollette. Se ne discute troppo poco, ma con le nuove impennate sul prezzo dell’energia saranno la vera apocalisse. Un’apocalisse al buio con il contatore staccato, data la tendenza.
«Questi non hanno capito. Per sterilizzare le bollette qui servono almeno 13 miliardi di euro. Almeno. E per evitare l’impatto alle famiglie e alle imprese non sono sufficienti 2/3 miliardi; per cercare di evitare la fucilata ne occorrono almeno 7/9, se non una decina»: più o meno queste parole si lascia scappare, a mozziconi, il ministro dello Sviluppo, sia dal suo ristretto inner circle sia col premier ufficiosamente in Consiglio dei Ministri, dove sembra lo ascoltino ma alla fine tutte le orecchie restano sempre da mercante. Questi non hanno capito.
Giorgetti è convinto che i colleghi, impegnati in fondo più ad intestarsi bandierine con i propri elettori più che al bene comune, non avvertano la reale portata del problema: «Ogni giorno qua ci arrivano segnali dalle imprese, dagli artigiani, dalle aziende energifore (vetro, ceramica, carta, ecc... ndr), sono preoccupatissimi…», si sfoga con i suoi il leghista. E, in effetti, i saloni aereoportuali del MiSe, le sue nove direzioni generali in via Veneto , sono quotidianamente bersagliate da doglianze, richieste d’aiuto, previsionali da Confindustria in giù, per un futuro che vede per molte aziende la prospettiva del 150% in più di rincaro bollette. La parte produttiva del paese vuole essere rincuorata, ma il ruvido Giorgetti, oggi, non è la persona più adatta.
Il ministro, tenendo conto delle sempre più frequenti fiammate dell’inflazione di questi giorni, ribadisce a mantra: «Urge una riflessione seria sul prezzo dell’energia, credo che tutti dovremmo pensare di dirottare una parte delle risorse della manovra alla riduzione delle bollette energetiche».
Sono giorni che Giorgetti analizza freddamente la contingenza. E ripensa alla domanda elevata dell’energia disattesa dalle basse riserve; alla spinta inflattiva ferocea; all’aumento delle materie prime; all’azione intermittente di Putin che apre e chiude i rubinetti del gas a seconda che gli approvino il gasdotto North Stream 2; alla Cina sempre più vicina; e ai paesi dell’Opec che, dopo la pandemia, tornano a fare il bello e il cattivo tempo sul costo dei barili di petrolio. E pensa ai 40 miliardi dei rincari, in più, venti volte quanto stanziato nella manovra. E riflette sulla prossima stangata: tra i rincari veri e propri e inflazione, sarà da 922 euro a famiglia per il 2022 a proiezione degli ultimi dati Istat. «Tra luce, gas, riscaldamenti e carburanti per il trasporto le famiglie italiane spenderanno oltre 650 euro in più in un anno», calcola l’Unione Nazionale Consumatori (Unc): in totale saranno di 355 euro i rincari per luce, gas e riscaldamento dall’ottobre 2020, ai quali si aggiungono altri 301 euro di aggravi dovuto al costo dei trasporti. L’Unc rielaborando i dati Istat dell’inflazione ha calcolato che «per luce, gas e riscaldamento l’aumento è stato del 26,9% rispetto l’anno precedente». Insomma, si sta profilando una sorta di entropia delle bollette.
Epperò se mancano «7/9 miliardi» per evitare una salassata che possa pregiudicare la crescita stessa, be’, il ministro, quegli stessi 7/9 miliardi non spiega dove prenderli. In questo Giorgetti è molto draghiano: segnala l’emergenza e lascia che le proposte vengano a lui. E, dato che la cifra corrisponde più o meno agli 8 miliardi che Draghi ha già stanziato per il generico “taglio delle tasse” la cui patata bollente dei dettagli sta nelle mani dei partiti; be’ la soluzione più logica sarebbe appunto quella di metter mano proprio lì. Sorvolare -per ora -sul taglio delle tasse, ma almeno evitare le bollette mostruose (e l’Iva sulle bollette mostruose).
Pure se il problema sta nei partiti stessi e nei sindacati; i quali –fallito l’ultimo incontro “risolutore” col ministro Franco e procrastinato il prossimo incontro risolutore a lunedì- si perdono nella scelta dei tagli delle imposte. Lì è una giostra. La sinistra privilegia il taglio in busta paga dei lavoratori; il centrodestra e Renzi optano per i tagli dell’Irap; il M5S vuol sforbisciare tra dipendenti, autonomi e Pmi; Franco stesso sarebbe per tagliare 6 miliardi ai lavoratori e 2 alle aziende. Quindi dal bacino tasse non si può pescare. E, allora, come fare? Che per salvare le bollette si ricorra ad ulteriore deficit, ci sembra che per Giorgetti possa diventare la prossima ossessione…
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