Mario Draghi, troppo "silenzio" sul Quirinale: il retroscena di Marcello Sorgi, perché rischia di tagliarsi fuori da solo
Il suo nome è sulla bocca di tutti, ma Mario Draghi si vede bene dallo sbilanciarsi su una eventuale corsa al Colle. Nonostante sia lui, l'attuale premier, il candidato favorito dai partiti, Draghi preferisce aspettare ancora. A data da destinarsi. Eppure la "scusa" di non voler mancare di rispetto a Sergio Mattarella, dietro cui si trincera, non regge più. Lo crede Marcello Sorgi che dalle colonne de La Stampa invita il presidente del Consiglio a battere un colpo. "Se parla il Presidente (il riferimento è a Mattarella che ha già negato un bis), Draghi è difficile che possa continuare a star zitto. E non in pubblico, dato che la questione è delicata, ma interloquendo con quelle cinque o sei persone che forse s'aspettavano un cenno da lui".
Primo tra tutti il capo dello Stato, perché "nel caso che davvero Draghi fosse eletto al suo posto, avrebbe il compito delicato di guidare in modo ordinato la chiusura del settennato, e l'inedito passaggio del presidente del consiglio da Chigi al Quirinale, con la conseguente crisi di governo che si aprirebbe e la necessaria liturgia istituzionale per venirne a capo". Va da sé, dunque, che Draghi deve farsi avanti. "Il momento - commenta Sorgi - è arrivato e il suo silenzio, se protratto ulteriormente, potrebbe perfino giocare contro di lui".
D'altronde l'ex numero uno della Banca centrale europea non è l'unica carta che i partiti hanno da giocarsi. Il centrodestra potrebbe presentarsi unito sul nome di Silvio Berlusconi, che proprio in questi giorni - grazie all'astuta regia di Gianni Letta - è riuscito a strizzare l'occhio al Movimento 5 Stelle. Mentre Italia Viva e centristi vari potrebbero convergere sul nome di Pier Ferdinando Casini, pizzicato con niente di meno di Giovanni Battista Bazoli. Un caso o la corsa al Quirinale, con o senza Draghi, è già bella che avviata?