Dario Franceschini, assunti 28 alti dirigenti: contratto senza bando, imbarazzo per il ministro
C'è un articolo della nostra angelicata Costituzione -il 97, ultimo comma che sacralizza il principio secondo il quale per entrare in un ruolo pubblico occorre perlomeno un straccio di concorso, «salvo i casi stabiliti dalla legge» cioè le emergenze. E c'è un Ministero, quello della Cultura, che dal 2019 trasforma l'emergenza in consuetudine e la consuetudine in prassi. Da qui, il caso del drappello dei senza nome, dell'infornata dei 28 dirigenti senza concorso entrati da qualche giorno in carica nelle sovrintendenze, nei presidi archeologici, negli archivi d'Italia. Lo denunciano sia la chat dei dipendenti del dicastero di Dario Franceschini, sia il sindacato dei Beni Culturali Confsal-Unsa, sia un'interrogazione parlamentare, la 3-02934, firmata dai parlamentari Corrado-Angrisani-Granato-Lannutti del Gruppo Misto. I quali fanno notare che nessuno dei suddetti 28 assegnati a 7 direzioni generali diverse (soltanto 20 per quella di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio) ha superato concorsi di alcun genere; e che «grazie a una deroga concessa alle amministrazioni con il decreto legge 80 del 9 giugno 2021, per facilitare il reclutamento di dirigenti nell'ambito dell'attuazione del Pnrr», i suddetti 28 sono dunque entrati a semplice "chiamata" previo curriculum valutato dal ministero. Che non è il massimo dell'accuratezza, diciamo.
C'è un passaggio del ddl che recita che il ministero si riserva di scegliere "i candidati più idonei a garantire il buon andamento degli uffici e dell'amministrazione": il che significa discrezione totale del ministro. Recita l'interrogazione: «Così facendo, non solo è stato innalzato al 30 per cento il limite massimo di dirigenti non abilitati, che era già stato aumentato dall'8 al 15 per cento con il decreto-legge n. 104 del 2020 sul presupposto che al Ministero mancassero 93 dirigenti, cioè pressappoco metà del totale, ma la selezione è avvenuta, per la prima volta, con il solo invio del curriculum vitae al direttore generale di settore». E continua: «La guida di alcune Soprintendenze archeologia belle arti e paesaggio affidata a funzionari architetti e storici dell'arte senza esperienza negli uffici di tutela territoriale dimostra quale peso abbia avutola discrezionalità concessa, nell'occasione, ai direttori generali, oltre a rimarcare l'assurdità dell'aumento delle Soprintendenze mediante improvvide divisioni di territori prima gestiti unitariamente». Ergo: lo stato d'eccezione per i cosiddetti «dirigenti non abilitati» continua ad essere vigente dal 2014; ergo, alla cultura -dove i dirigenti sono 193vanno di moda ormai solo nomine fiduciarie e concorsi manco a pagarli.
«Non si capisce come, ma siamo in emergenza perpetua» ci racconta la senatrice Margherita Corrado, archeologa, estensore del testo dell'interrogazione «c'è evidentemente un ministro della Cultura che sta lavorando per il depotenziamento del suo ministero, che ritiene la tutela del patrimonio una sinecura, che è molto sensibile a gruppi di pressione economica e che delega la scelta dei dirigenti più al decisionismo politico che alle competenze». Dal ministero rispondono che si è seguita la legge, e non c'è dubbio. Ma qui si tratta di tirare l'interpretazione della norma, di estenderla, finché glielo si concede. Così la buona parassi costituzionale che fino a 15 anni fa vedeva gli incarichi assegnati attraverso concorsi annuali con prove scritte e orali e una commissione interna, cade nell'oblio.
Nella pratica si verifica quasi sempre la stessa trafila. Si aumentano e dividono gli uffici; si creano dal nulla nuovi posti da dirigente (che mancano); e si propone una nuova emergenza al giorno. «Spesso vengono scelti funzionari per i quali non si conoscono i criteri di selezione a scapito, magari, di dirigenti interni già formati per quel settore specifico» continua la Corrado «e spesso si sguarniscono uffici di funzionari ora necessari per analizzare i progetti del Pnrr».
Dal ministero fanno sapere che tanto ci sarà una normalizzazione, ci sarà un corso/concorso (che doveva essere bandito da anni) e in 12 mesi la Scuola del patrimonio franceschiniana formerà altri nuovi dirigenti. Ma i senatori dissidenti non si fidano. "Facciamo notare al ministro: tutto ciò non le "appare estremamente vulnerabile ad infiltrazioni e influenze negative dello spoils system e della politica, tanto che i legami amicali e familiari di alcuni dei 28 prescelti sono già di dominio pubblico con sommo disdoro per l'amministrazione senza che basti invocare il corso concorso per giustificare o ridurre l'anomalia?», chiedono. Si attende cortese risposta..