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Giorgia Meloni, FdI e il partito dei ventenni: giovani nei ruoli-chiave, ecco il futuro del partito

Antonio Rapisarda
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Sono i fratellini dell'ormai celebre generazione Atreju e, come da tradizione, rivendicano anch'essi un elemento immaginario tutto loro chiamato a caratterizzarne il compito: sono la "generazione Fenix". «Siamo nati quando c'era chi pensava che non sarebbe risorto un movimento giovanile a destra. E invece, come un'araba fenice...». Sorride Fabio Roscani, presidente di Gioventù nazionale, davanti ai numeri che ha consegnato a Giorgia Meloni all'indomani delle Amministrative: «Oltre 300 eletti da Nord a Sud. Più di 80mila le preferenze raccolte in tutte le tornate. Ma soprattutto è interessante l'età media: 27 anni...». Numeri che si traducono in traguardi: dall'ingresso, per la prima volta, di rappresentanti di Gn a Bologna (con il neoconsigliere Stefano Cavedagna), a Nicole Matteoni, nominata assessore alla Famiglia a Trieste. Da Francesco Di Giuseppe, il più votato del centrodestra a Roseto degli Abruzzi, ad Valerio Lomanto, eletto presidente del VI Municipio di Torino. Senza dimenticare il Consigliere regionale del Veneto, Tommaso Razzolini, eletto l'anno scorso con più di 4mila preferenze.

 

 

 

«GENERAZIONE FENIX»

Una buona metà di questi amministratori under 30 si è data appuntamento ieri a Roma per sottoscrivere il "Patto generazionale" e assicurare così un impegno corale e organizzato ai fratelli maggiori - tutti "ex" Fronte della Gioventù - che li hanno accolti nella squadra: i due capigruppo di FdI, Lollobrigida e Ciriani, e il responsabile Organizzazione, Giovanni Donzelli. «La destra giovanile si conferma il laboratorio della classe dirigente: frutto di uno storico movimentismo che quasi nessuno può vantare», commenta Roscani. Non solo. La cantera di FdI intende rappresentare una sorta di maggioranza «tutt' altro che silenziosa» su cui però il mainstream continua a sorvolare. «E certo: non hanno influencer e multinazionali alle spalle, non c'entrano nulla con le sardine, non devastano le città come i centri sociali...». Nel loro manifesto, al contrario, parlano di preparazione «contro l'antipolitica», di lavoro (e non di reddito di cittadinanza), di famiglia e di stile di vita sano. Senza dimenticare l'ecologia profonda «da armonizzare con la crescita socioeconomica». Musica per le orecchie dei senior. «Ci hanno attaccato dipingendoci come un partito di brutti, sporchi, cattivi - ha ricordato Ciriani -. La verità è che la destra è fatta di ragazzi competenti. Ed è ciò che teme la sinistra». Lollobrigida li ha definiti «la "sorgente" che permette di rinnovare la nostra avventura politica» consigliandogli, senza paternalismo: «Quando e se smetterete di divertirvi, smettete di fare politica». Soddisfatto Donzelli, sostenitore del partito "pesante": «Credo nell'organizzazione viva. Vedervi mi dà sicurezza: il testimone è in buone mani».

 

 

 

CLASSE DIRIGENTE

L'avanzata della "generazione Fenix", insomma, smentisce alla radice la vulgata che vorrebbe un vuoto dietro la guida carismatica di Giorgia Meloni. La stessa cosa emerge da Dataroom di Milena Gabanelli. Dall'indagine sui «19 fedelissimi» in Parlamento della leader di FdI, infrastruttura per la sua squadra di governo secondo il Corsera, emergono alcuni dati interessanti: ad esempio sull'età media, «48 anni», e sul fatto che tutti hanno «trent'anni di militanza nella destra sociale» (le due donne, ancora più giovani, provengono invece da An). Non solo. Gli eletti meloniani, oltre al percorso politico, sono quasi tutti laureati, con un'esperienza di pubblica amministrazione alle spalle e con un bassissimo tasso di trasformismo: «In un Parlamento dove più di un eletto su 5 ha cambiato casacca, FdI l'ha lasciato solo una ex indipendente del centrodestra e non un'ex missina», si legge nel report. Per Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma di FdI, l'affresco che emerge rispecchia nient' altro che la realtà. Se da una parte «provano goffamente a sostenere la tesi di un partito con molto consenso e poca classe dirigente», dall'altra proprio i dati della Gabanelli e l'arrivo di centinaia di giovani amministratori confermano «la grandissima profondità della destra». Con una differenza sostanziale rispetto al passato: «Una volta questa classe dirigente esisteva ma non aveva come riferimento un partito di massa. Oggi invece...». 

 

 

 

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