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Quirinale, il Pd punta su una donna per il post-Mattarella: crescono le quotazioni di Anna Finocchiaro

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 Sergio Mattarella

Elisa Calessi
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Tolto dallo scacchiere un bis di Sergio Mattarella, sospesa l'ipotesi Mario Draghi - perché aprirebbe il problema di una successione a Palazzo Chigi che vada bene a tutti e quindi della continuità della legislatura, dogma per tutti - sta crescendo, nelle ultime ore, soprattutto tra i dem, un altro scenario. Quello che vedrebbe, per la prima volta, una donna salire al Quirinale. E il nome che gira con più insistenza, in queste ore, è quello di Anna Finocchiaro, ex capogruppo del Pd al Senato, ex magistrato, ministro dei Rapporti con il Parlamento, delle Pari opportunità, presidente di varie commissioni parlamentari, donna di sinistra ma stimata anche a destra. Non solo in Forza Italia, per le sue posizioni garantiste. Ma persino nella Lega, dove, si ricorda, collaborò a lungo con Roberto Calderoli sulla riforma costituzionale che doveva superare il bicameralismo perfetto.

 

 

FIGURE DI DIALOGO - È vero che a ogni elezione del presidente della Repubblica qualcuno propone una figura femminile. Emma Bonino è un nome, per dire, che ciclicamente viene fatto. Ma questa volta, per una serie di circostanze, un candidato-donna potrebbe essere qualcosa di più di una bandiera. Innanzitutto per un fattore che contraddistingue questa elezione: non c'è uno schieramento che prevalga sull'altro. Difficilmente si potrà eleggere un presidente a maggioranza. Anche dal quarto scrutinio, dove basta la maggioranza assoluta. Perché anche all'interno degli schieramenti non c'è compattezza. E anche nei gruppi parlamentari: nessuno, sia nel Pd, sia nel M5S, può assicurare una tenuta dei propri parlamentari attorno a una proposta "di parte". Figurarsi un'alleanza tra gruppi diversi. Difficile, quindi, si dice nel Pd, pensare che possa prevalere un candidato marcatamente connotato. E così i nomi che allungavano le liste dem sono stati, via via, sbarrati. «Il candidato o la candidata migliore», si dice ora, «non possono non essere di mediazione. Figure di dialogo».

 

 

Chi meglio, allora, di una donna? Il fatto stesso di appartenere al genere femminile conferisce un elemento in più di mediazione, perché è, di per sé, un segno di novità in cui tutti si possono riconoscere e che tutti possono rivendicare. Per questo, nel Pd, si sta ragionando figure femminili da proporre al centrodestra. Anche per evitare che il centrodestra, alla fine, magari con l'aiuto dei renziani, si elegga da solo Silvio Berlusconi, possibilità che in questi giorni sta prendendo sempre più consistenza. Così, un po' per scongiurarla, un po' per uscire dall'angolo tentando una mossa che sparigli, si sta provando a sondare l'ipotesi del candidato-donna. I nomi che girano di più sono quelli di Roberta Pinotti, ex ministro della Difesa ma, ancora di più, di Anna Finocchiaro, che, sì, ha un passato politico nettamente di sinistra, ma è sempre stata molto stimata anche nel centrodestra per le sue posizioni di grande equilibrio. Ma altre personalità, anche proveniente dal centrodestra, si dice nel Pd, potrebbero avere queste caratteristiche. Il nome più scontato è quello di Elisabetta Casellati, presidente del Senato, ma è difficile che possa essere votata dal centrosinistra, con cui, in questa legislatura, si è scontrata varie volte. Piuttosto, si guarda ad altre figure, anche fuori dal Parlamento. Mentre è difficile che rientri nella rosa il ministro Marta Cartabia, non potendo contare sull'appoggio di Lega e M5S, che, per varie ragioni, si sono scontrati con il Guardasigilli su questo o quel provvedimento.

È presto per fare nomi. L'identikit, però, è in campo. E potrebbe essere un punto di partenza. A evocare la possibilità che finalmente diventi presidente della Repubblica una donna, ma smentendo di potere essere lei la prescelta, è stata Rosy Bindi. «Lo ripeto da anni fino alla noia», ha detto in una intervista. «E trovo siano un'anomalia gli appelli in tal senso, dovrebbe essere normale prendere in considerazione questa ipotesi». Ne ha parlato il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, M5S: «Non mi dispiacerebbe una donna al Quirinale». Ma il più diretto, su Twitter, è stato, ieri, il dem Andrea Marcucci: «Credo e spero che nelle prossime settimane cresca la possibilità che una donna sia Presidente della Repubblica. Sarebbe un segnale fortissimo per tutta la società italiana».

 

 

SPUNTA SANTORI - Marcucci non ha ruoli nella struttura del Pd lettiano. Ma fanno riferimento a lui alcuni senatori ex renziani. E potrebbe raccogliere il consenso di altri dem di Base riformista e non solo. Del resto è una proposta che può ottenere appoggi molto trasversali. Basti pensare che a rilanciarla, ieri, è stato anche Mattia Santori, inventore delle Sardine, che pure è lontanissimo da Marcucci: «Si può sognare una presidenza della Repubblica donna», ha detto. Non ha fatto nomi, ma, ha aggiunto, «se già riuscissimo ad uscire dal fatto che debba essere per forza un uomo, bianco over 70 sarebbe un passo avanti». Il sasso è lanciato. 

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