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Quirinale, il sondaggio: Mario Draghi o Silvio Berlusconi, ecco chi vogliono gli italiani per il post-Mattarella

Mario Draghi

Pietro Senaldi
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Tra i tanti pretendenti a succedere a Sergio Mattarella al Quirinale, solo uno ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Guarda caso, è Silvio Berlusconi. La sinistra all'inizio ci ha sorriso sopra; adesso inizia a temere, tant' è che Enrico Letta e compagni accusano Salvini e Meloni di illudere il Cavaliere che con il loro appoggio ce la potrà fare. La realtà, al solito, è tutta diversa da come la raccontano i progressisti. L'aspirazione al Colle del leader di Forza Italia non ha bisogno di essere alimentata dagli alleati, perché si genera e rinnova da sé. I leader di Lega e Fdi sono pronti a votare Silvio, mancano tre-quattro decine di grillini o ex grillini delusi e il gioco potrebbe essere fatto. L'impresa non è impossibile, visto che M5S è ridotto a soldataglia allo sbando. Il punto è che, siccome la sinistra ambisce a scegliere al proprio interno il Capo dello Stato, prassi fastidiosa che i dem ormai ritengono assurta a loro diritto divino, ma non ha i numeri per farlo, ha bisogno lei di irretire Berlusconi, e mira a farlo cadere in un tranello quirinalizio, come già fece con Napolitano.

 

 

Solo che finché Silvio sogna il posto per sé, non è pronto a venire a patti. Da qui un'immanenza che paralizza il centrodestra, ma soprattutto i giallorossi, che hanno tutto da perdere. Se infatti dovesse tramontare l'ipotesi Berlusconi, proprio lui sarà il primo a indicare Draghi per il Quirinale, ipotesi che Lega e Fdi hanno già fatto sapere di avallare. Non sfugge ai sovranisti che, per un eventuale futuro premier di centrodestra, essere incaricato da SuperMario sarebbe uno scudo straordinario contro gli attacchi che la sinistra gli porterebbe a ripetizione. Chi non riuscirà a sciogliere il bandolo della matassa è proprio il Pd, che ha quasi più papabili che voti e non può permettersi al Colle né Berlusconi, smacco incredibile, né Draghi, la cui promozione al Quirinale porterebbe al voto anticipato o ridisegnerebbe comunque gli attuali equilibri di potere, che i dem, complici qualche dormita e qualche errore del centrodestra di governo, hanno ormai interamente girato a loro favore.

NON C'È GARA - In questo quadro è caduto come un meteorite il sondaggio Ipsos illustrato in televisione da Nando Pagnoncelli a Di Martedì in base al quale Draghi sarebbe per gli italiani il candidato preferito nella lista dei quirinabili, con il 30% degli apprezzamenti. Ma la notizia è che l'odiato, il combattuto, il condannato, l'offeso Berlusconi è secondo, con il 14%, e doppia la terza, Liliana Segre. Indietro, solo ambiziose frattaglie. Il risultato può stupire solo la sinistra e non solo perché, scorrendo la lista dei candidati, Draghi a parte, non c'è nessuno che, quanto a statura umana e politica, arrivi almeno al ginocchio del Cavaliere. Piaccia o no, esiste ancora un popolo di Silvio che è ben più numeroso degli attuali elettori di Forza Italia ed è trasversale a tutto il centrodestra, si spinge fino ai simpatizzanti dei vari centrini e copre una parte non maggioritaria ma esistente di chi ha votato M5S.

 

 

Parliamo di milioni di persone che, per quasi trent’anni, in quanto di centrodestra sono state trattate come cittadini di serie B, quasi estranei al gioco democratico. Gente che, anche quando vinceva le elezioni e mandava i propri rappresentanti al governo, doveva quasi chiedere scusa al Pd come fosse una banda di usurpatori; e in effetti così era trattata dai politici di sinistra e dipinta dalla maggior parte dei media. Per tutti questi cittadini, Silvio capo dello Stato sarebbe una rivincita per mezza Italia. Per Berlusconi, condannato per evasione fiscale di altri non condannati e cacciato dal Parlamento in base a una forzata applicazione retroattiva, con solidi profili di anticostituzionalità, di una sentenza penale, la nomina sarebbe un risarcimento morale, dopo decenni di fango scaricatogli addosso.

 

 

RIVINCITA - Per il suo popolo, che da tempo si sente un po’ vedovo, il Cavaliere al Quirinale sarebbe una vittoria di gruppo, un riscatto, un mettere le cose a posto dopo che, dieci anni fa, proprio in questi giorni di novembre, il leader di Forza Italia, allora premier eletto, venne destituito, costretto a dimettersi dal patto Napolitano-Monti-Pd-Merkel. Alcunilodefiniscono un golpe bianco, altri un complotto internazionale; senza dubbio fu un abuso di potere, uno di quei tanti abusi di potere ai quali gli italiani si sarebbero poi dovuti abituare negli anni a venire. Il sondaggio di Pagnoncelli dimostra che Silvio al Colle non è solo un sogno dell’interessato, ma anche di milioni di italiani. Non sono in molti, tra gli altri pretendenti,a potere vantare una cosa simile.

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