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Matteo Renzi frena su Mario Draghi al Quirinale: "Può fare quello che vuole, ma...". Il vero timore

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Il timore che il nome di Mario Draghi venga bruciato è alto e così da giorni Matteo Renzi preferisce andarci con i piedi di piombo. Almeno quando si parla di Quirinale. Per il leader di Italia Viva, fautore del capolavoro che ha portato l'ex numero uno della Banca centrale europea a Palazzo Chigi, Draghi può essere quello che vuole: "presidente del Consiglio, della Repubblica, della Commissione e del Consiglio europeo", però a La Stampa lascia intendere la sua preferenza: meglio che resti al governo, perché "nemmeno Godzilla riuscirà a far terminare in anticipo la legislatura".

 

 

La paura è che spendere il nome di Draghi per il dopo-Mattarella e avere spiacevoli sorprese in Aula, possa rendere il premier non più spendibile nemmeno per Palazzo Chigi. Ma Renzi non fa nomi su possibili candidati perché "quelli bravi a fare queste cose stanno zitti", anche se non è un mistero la sua predilezione per Pier Ferdinando Casini. Insomma, l'ex presidente del Consiglio preferisce andarci cauto. Non ci va affatto per il sottile invece con Giuseppe Conte, da lui definito "quello squallido ex premier che si chiama Giuseppe Conte, il prototipo del populismo squallido".

 

 

Per lui Renzi ha una previsione amarissima: "Il 2022 sarà una lunga notte di San Lorenzo: l'anno delle Cinque Stelle cadenti". E il suo di futuro? Certo non alla segreteria della Nato. Per quel posto il numero uno di Iv vedrebbe bene "Letta, Mogherini o Gentiloni". Anche in questo caso Conte viene escluso a prescindere "perché gli americani non si fidano". Una cosa è certa: alla Leopolda Renzi tornerà a chiedere i 36 miliardi del Mes sanitario, gli stessi che hanno fatto cadere l'ex avvocato del popolo. Sarà così anche con Draghi? Chissà, con Renzi non si può mai stare sereni. 

 

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