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Rocco Casalino, la rivelazione di Di Maio: "Mi ha chiesto, linea dura? Così ho fatto la sciocchezza su Di Maio"

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C'è Rocco Casalino dietro "la più grande sciocchezza" della carriera di Luigi Di Maio: la richiesta di impeachment nei confronti di Sergio Mattarella. Era la primavera 2018, poche settimane dopo la vittoria del M5s alle elezioni politiche e prima che Di Maio e Matteo Salvini trovassero la quadra per formare un governo insieme, quello gialloverde con Giuseppe Conte premier.

 

 

 

 



Nel suo libro autobiografico Un amore chiamato politica, l'attuale ministro degli Esteri non può non citare Casalino, ex responsabile comunicazione del Movimento prima e di Conte poi. I toni sono a metà tra il lusinghiero e il velenoso, e forse non è un caso, come sottolinea Dagospia, che nel libro Di Maio dedichi molto più spazio (e complimenti) al forse meno noto ma altrettanto influente Augusto Rubei, suo ex portavoce e "regista della svolta atlantista" del ministro. Come dire: Casalino rappresenta l'età adolescenziale, Rubei quella matura. 

 

 

 

 

 



Rocco viene definito nel libro da Di Maio "un unicum sulla piazza. Molti oggi lo criticano perché il loro giudizio si basa su categorie esistenti. Rocco non è ascrivibile a nessuna categoria. Prendete un ingegnere con esperienze all'estero in importanti aziende, cresciuto con un padre terribile e senza nessuna raccomandazione, e mettetelo nella casa del primo Grande Fratello. Quell'edizione la videro tutti, Anche quelli che lo negavano. Quando Rocco uscì da quella casa conobbe l'Italia. Dal notaio al netturbino". Giornalista professionista, curioso, a contatto con la "pancia" del Paese: tutto questo, sottolinea il ministro, fa di Casalino "no dei migliori esperti di comunicazione in circolazione. Molte delle intuizioni della campagna elettorale 2018 che ci portò al 33% furono sue". Potente e ascoltatissimo, tanto da poter quasi dettare la linea: a Di Maio prima, a Conte poi.

 

 

 

 

 

 

 

La ricostruzione della richiesta di impeachment a Mattarella, che non voleva dare il mandato esplorativo a Di Maio per formare un governo, è ai limiti dell'inquietante: "La voce di Rocco Casalino ruppe il silenzio: «Che vogliamo fare, Luigi? Linea dura?». Linea dura. Linea dura. Impeachment. Impeachment! Qualcuno era d'accordo, altri no. Eravamo spaccati in due. Tutti intorno a me volevano che agissi, che reagissi. Fu così che feci la più grossa sciocchezza politica che io abbia mai fatto e che non ricordo affatto con orgoglio". E dopo la diretta video su Facebook, le accuse e i toni durissimi, ribaditi in tv anche a Che tempo che fa da Fabio Fazio, Di Maio iniziò a pentirsi. Casalino e Alessandro Di Battista consideravano l'affondo politico sacrosanto, lui no. "Era troppo facile credere che fosse colpa degli altri - è l'autocritica di Di Maio, nel libro -. Non è sempre colpa degli altri. Io quel dito l'avevo puntato contro una delle più importanti figure istituzionali dello Stato italiano, un uomo di altissimo profilo. Avevo commesso un errore". Il giorno dopo, chiese scusa a Mattarella. Nonostante Rocco.

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