Gianluigi Paragone, il crollo del reddito: quanti soldi ha perso da quando è entrato in Senato
«Forse mi dimetto dal ruolo di senatore» aveva dichiarato a dicembre 2018 Saverio De Bonis, appena espulso dal Movimento 5 Stelle per "violazione del codice etico", questione di due vecchi procedimenti giudiziari (prescritti). Questione di o-ne-stà per Grillo, Di Maio e l'allora banda di moralizzatori. «Forse mi dimetto», ecco, forse. Perché De Bonis non l'ha fatto, d'altronde non era affatto obbligato e neanche gli conveniva, dato che nel 2017 prima d'entrare a Palazzo Madama il suo reddito complessivo ammontava a zero (così c'è scritto sulla sua dichiarazione all'Agenzia delle Entrate pubblicata sul sito del Senato) nonostante la comproprietà al 50% di un terreno e di un fabbricato, una Ford Focus e un trattore Landini e il 50% delle azioni della Agricola De Bonis s.s. Nel 2018, primo anno da senatore, ha dichiarato 79.651euro, e attualmente - tra i banchi del Gruppo Misto - ne guadagna 102.360. Nel 2017 il reddito era nullo anche per Emanuele Dessì, di professione manager, anche lui ex grillino passato al Misto.
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L'ultima documentazione disponibile dice 99.699. C'è poi la senatrice crotonese Margherita Corrado, 52 anni, le cui entrate annuali erano di euro 4.381 ma che dopo essere entrata a Palazzo sono cresciute a 99.796: pure lei ex grillina, pure lei espulsa dal Movimento, stavolta per non aver votato la fiducia al governo Draghi. Ecco, Draghi. La domanda (retorica) è la seguente, ammesso e non concesso che a febbraio il premier diventi presidente della Repubblica: ma chi glielo fa fare a questi parlamentari (neoeletti) di andare a elezioni anticipate rinunciando alla pensione e a un altro annodi stipendio garantito? Mettetevi nei panni della senatrice Virginia La Mura, anche lei un tempo 5 Stelle e ora nel grande fritto Misto: come consulente nel 2017 guadagnava 8.950 euro e attualmente, da onorevole, ne guadagna 99.699.
RISCHIO TROPPO ALTO - E cosa dovrebbe fare la collega triestina del Pd Tatjana Rojc critica letteraria di lingua slovena, passata da 8.069 a 99.699? Per di più è stata uno dei 7 firmatari Dem (tra i 64 totali) per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Dimettersi per poi rischiare di non tornare più a Roma? Adriano Cario (Misto) nel 2018 ha dichiarato 6.325 come dipendente dell'ufficio migrazioni dell'Argentina ma - è bene sottolinearlo- residente a Buenos Aires, aveva specificato di «non avere l'obbligo di presentare il mod.730 per i propri redditi in quanto non soggetti a tassazione». Prendeva uno stipendio dignitoso prima di entrare al Senato, Andrea Ferrazzi (Pd) - 27.750 euro - ma ora ne prende 103.702. Il compagno di partito Eugenio Comincini ne percepiva 35.049 e oggi il triplo. Va riconosciuto che tra i Dem c'è anche chi ci ha rimesso parecchio, come il giornalista Tommaso Cerno, ex direttore de L'Espresso, che da 149.454 euro è sceso a 86.611. L'economista Tommaso Nannicini ci ha rimesso 20 mila euro.
È comunque un altro giornalista, Gianluigi Paragone (ex 5 Stelle, poi Misto) ad aver rinunciato alla somma più cospicua decidendo di candidarsi al Senato: nel 2018 dichiarava 395.501 euro e nel 2020 ne ha dichiarati 102.202. Ci vuole fegato. A parte pochissimi altri casi, il quinto elenco di onorevoli miracolati dalla politica che pubblichiamo dà la misura del perché gran parte dei parlamentari di prima nomina siano disposti a inchiodarsi alla poltrona piuttosto di ridare la parola agli italiani.
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Il molisano Fabrizio Ortis (ex M5s) grazie al balzo da 13.900 a 104.848 annui ha potuto comprarsi un fabbricato a Campobasso e una Jeep Renegade. Elena Botto, di cognome e di fatto: da 14.786 a 101.088 euro. La salernitana Luisa Angrisani, insegnante, è schizzata da 14.786 a 101.088. Iscritta al Gruppo Misto, fa parte della componente "L'Alternativa c'è". C'è eccome.