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Nicola Morra rivuole i soldi delle indenntà e degli arretrati lasciati al M5s

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Il Fatto Quotidiano, una voce non certo ostile al M5S, non è riuscito a trattenere il proprio sconcerto: possibile che proprio lui, Nicola Morra, il pasdaran del grillismo duro e puro, quello intransigente, abbia davvero smentito le battaglie di una vita? Possibile che il presidente della commissione Antimafia, interprete inflessibile dell'ortodossia pentastellata, si sia ridotto a fare i "conti della serva", calcolando fino all'ultimo centesimo quanto il Senato della Repubblica deve restituirgli in quanto titolare dell'indennità di carica di numero uno - appunto - dell'Antimafia? Certo, qualcuno potrebbe obiettare che Morra, proprio in quanto esponente del grillismo della prima ora, è stato espulso dal Movimento dopo il suo "no" al governo Draghi. E che quindi adesso, sedendo tra i banchi del Gruppo Misto, non ha più alcun dovere nei confronti delle regole puritane pentastellate, quelle che impongono a deputati e senatori trattenute e rinunce in nome della «sobrietà» e del «buon esempio».

 

 

 

 

Ma davvero è solo questione di quale scranno si occupa in Parlamento e non di una battaglia ideale a benefit, prebende e accessori di cui sempre si sono vantati i rappresentanti grillini? La risposta, a vedere la richiesta presentata da Morra alla presidenza del Senato lo scorso 22 ottobre, è: sì. Nel senso che una volta reciso il cordone ombelicale con il Movimento, delle vecchie regole pentastellate resta poco. Almeno per quanto riguarda la rinuncia alle indennità, visto che sullo stipendio Morra continua ad accantonare «la stessa somma» cui rinunciava da senatore 5Stelle. Morra, eletto presidente della commissione Antimafia il 14 novembre 2018, da quando è entrato in carica ha rinunciato all'indennità di presidente di Commissione.

 

 

 

 

 

Una scelta in coerenza con la lotta del M5S ai "privilegi" e ai costi della politica. Il senatore non ha percepito i circa 1.300 euro netti al mese che ogni mese spettano - in più - al presidente della commissione Antimafia. Ma poi Giuseppe Conte ha lasciato Palazzo Chigi e alla guida del governo è stato chiamato Mario Draghi. E Morra, insieme ad altri 14 colleghi, il 17 febbraio 2021 si è rifiutato di adeguarsi alle indicazioni degli iscritti, che si erano espressi in senso favorevole al nuovo esecutivo su "Rousseau". Da qui l'espulsione dal Movimento e la nuova vita politica nel gruppo dei fuoriusciti. Ed è in questa nuova veste che il presidente dell'Antimafia ha preso carta e penna per rivolgersi alla presidenza di Palazzo Madama. Due le richieste: ripristinare l'indennità di carica e riavere indietro gli arretrati maturati finora. Il totale fa, euro più euro meno, circa 50mila euro. Una richiesta, riferisce Il Fatto Quotidiano, che al Senato «ha lasciato tutti di stucco».

 

 

 

 

 

 

Anche perché sbrogliare la matassa non sarà semplice, visto che non esistono precedenti in materia. Morra, dal canto suo, non batte ciglio e rivendica la richiesta: «Ora che non ho più un gruppo politico a "prestarmi" figure professionali (il M5S, ndr), dovendo necessariamente assumere un addetto stampa che possa comunicare all'esterno il lavoro della Commissione Antimafia e le attività del presidente, ho chiesto di poter avere l'indennità che mi spetta, in modo da poterci pagare un lavoratore, un giornalista che comunicasse il lavoro fatto». 

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