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Roberto Castelli, Giorgetti contro Salvini: "Cosa non mi torna, vi ricordate Berlusconi e Fini?"

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"Non è il Giancarlo Giorgetti che conosco io". Non lo dice a chiare lettere, Roberto Castelli, ma il sospetto è che il numero 2 della Lega stia tramando qualcosa di grosso, molto grosso alle spalle di Matteo Salvini. E che ancora non sia del tutto decifrabile. "Sono sconcertato - esordisce l'ex ministro della Giustizia intervistato dalla Stampa -. Quando si sferra un attacco pubblico, come ha fatto Giorgetti più volte, la questione diventa politicamente sostanziale". Insomma, non sono solo bagatelle risolvibili con ironie su Bud Spencer e Meryl Streep.

 

 

 

 

 



"Queste critiche a Salvini non mi tornano con la personalità di Giorgetti che conosco io. Non riesco a inquadrarle. Ma una cosa è certa: Giancarlo non fa mai nulla d’istinto. Se è uscito così è perché l’ha pensata bene. Lo scopriremo solo vivendo". Condivisibile l'aspirazione a "aiutare Salvini a ragionare sul futuro", spiega ancora Castelli, "ma un dibattito del genere non si fa sui giornali. Ci ricordiamo tutti com’è andata a finire tra Fini e Berlusconi".

 

 

 

 

 

C'è chi sostiene che Giorgetti punti a Palazzo Chigi, spostando la Lega al centro. Plausibile? "Non per il Giorgetti che conosco io: lui è un uomo del fare, che fugge la ribalta. Ma ammettiamo pure che le sirene del potere siano irresistibili. Davanti a uno scenario del genere, se fossi Giorgetti, vorrei avere Salvini come amico o come nemico?". D'altro canto, prosegue Castelli, "è davvero difficile pensare che a marzo Salvini non sia più il segretario della Lega", dal momento che "controlla in modo ferreo tutti i parlamentari".

 

 

 

 

 

Insomma, conclude Castelli, francamente impossibile pensare a ribaltoni. Anche perché di alternative vere al Capitano Castelli non ne vede. Luca Zaia "è un doge. Credo non abbia alcun interesse a fare il leader nazionale" mentre al governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga "oggi gli direi: 'Caro Max, hai stoffa ma devi stare attento a non cadere nella sindrome del politicamente corretto'".

 

 

 

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