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Otto e Mezzo, Enrico Letta umiliato da De Benedetti: "Una persona per bene, ma non un leader". Caos nel Pd

Tommaso Montesano
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Enrico Letta? «Una persona per bene, sicuramente una persona seria, però non ha la caratura del leader». Lo storico nemico Silvio Berlusconi sul Colle più alto? «Rendo il mio passaporto al Ministero dell'Interno. Sarebbe una cosa indegna». Al Quirinale, piuttosto, resti ancora Sergio Mattarella, con Mario Draghi, naturalmente, seduto ancora a Palazzo Chigi: «Avendo due fuoriclasse, perchè non approfittarne? Lasciamole lavorare». 

 

Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7, l'Ingegnere dice la sua sulle prossime scadenze istituzionali. Senza lesinare, tanto per cominciare, una sferzata al leader di quello che è sempre stato il suo partito di riferimento: il Pd. Il messaggio è chiaro: Letta si metta l'animo in pace, non sarà mai un leader. Pollice verso anche all'indirizzo di Matteo Renzi: «Consigli ne ho dati tanti, lui non ne ha seguito praticamente nessuno... Ma ho perso la speranza, perché Renzi non é una persona seria. Se fai il senatore, devi fare il senatore, non andare in Arabia Saudita o occuparti di società russe». Colpito e affondato anche lui. E allora, cosa resta? Semplice: il duo Mattarella-Draghi. E qui si arriva all'elezione per il presidente della Repubblica. De Benedetti ha le idee chiarissime: Matterella ancora al Quirinale e Draghi ancora a Palazzo Chigi. Del resto «nel segreto dell'urna questo Parlamento non voterebbe Draghi (alla presidenza della Repubblica, ndr) perchè vorrebbe dire tornare a casa e rinunciare alla pensione. Ci sono persone che vengono dal nulla e tornerebbero nel nulla». 

 

Così Draghi resti pure alla guida del governo («abbiamo un uomo preparatissimo, democratico, competente e gentile. E ha fatto delle ottime scelte delle persone...») e Mattarella sul Colle più alto («se le forze politiche concordassero su Mattarella alla prima votazione, Mattarella non potrebbe non accettare»). E pazienza se per una volta la Carta subisce qualche strattone: «So che torcere un po' la Costituzione può lasciare qualche conseguenza, ma io dico: abbiamo due persone outstanding...». Del resto è lo schema ipotizzato dal leghista Giancarlo Giorgetti, anche se per De Benedetti la sortita del ministero era più altro «un'autocandidatura a fare il presidente del Consiglio». 

 

Il vero incubo dell'Ingegnere si chiama Silvio Berlusconi. «Se il Parlamento impazzisse e decidesse di eleggere Berlusconi al Quirinale», lui si recherebbe al Viminale per restituire il passaporto. Un gesto simbolico, alla stregua delle dimissioni da cittadino italiano, anche se l'Ingegnere da tempo vive all'estero (in Svizzera). De Benedetti ne ha anche per Giorgia Meloni: «La Meloni premier? Non succede perché l'Europa non ce lo lascia fare. Votano gli italiani, è vero, ma gli italiani votano secondo ciò che gli conviene». 

 

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