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Giancarlo Giorgetti e il semipresidenzialismo, Marcello Sorgi: il precedente-Napolitano, perché sarebbe un flop

Giancarlo Giorgetti

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Il semipresidenzialismo "di fatto" auspicato da Giancarlo Giorgetti in una intervista contenuta nell'ultimo libro di Bruno Vespa non è una buona idea. Ne è convinto Marcello Sorgi, che in un editoriale su La Stampa, ricorda il precedente e fallito tentativo di Giorgio Napolitano. La "sortita del ministro dello Sviluppo economico e vicesegretario della Lega Giorgetti" che "si è augurato Draghi al Quirinale per realizzare un semipresidenzialismo di fatto", ovvero "nominare a Palazzo Chigi un suo uomo di fiducia, forse il ministro dell'Economia Franco, e continuare in realtà dal Colle a dirigere la politica nazionale e la realizzazione del Pnrr"  trova l'appoggio di quei "deputati e senatori che temono di non essere rieletti, e vogliono a qualsiasi costo arrivare alla fine della legislatura, non foss'altro che per maturare la pensione".

 

 

Ma che una "riforma di tale importanza", sottolinea Sorgi, "a cui tra l'altro puntava anche il progetto Renzi-Boschi sconfitto nel referendum costituzionale del 2016, possa realizzarsi 'di fatto', senza cioè passare da un voto del Parlamento e da una successiva verifica nelle urne da parte degli elettori, sarebbe tale da far fare salti sulle sedie ai professori e ai costituzionalisti che guidarono cinque anni fa il vittorioso fronte del No, in difesa del sistema parlamentare".

 

 

Tra l'altro, ricorda Sorgi, proprio Giorgetti è stato uno dei componenti di quel "comitato dei saggi per le riforme, con cui Napolitano cercò invano di colmare il vuoto apertosi dopo l'ultimo tentativo fallito di Grande Riforma". Forse il ministro leghista pensa che "la soluzione 'di fatto', ben diversa ovviamente da quella 'di diritto' sia l'unica strada percorribile, per evitare che l'elezione del successore di Mattarella si risolva in una specie di guerra civile in Parlamento, bruciando una dopo l'altra tutte le candidature possibili, e costringendo alla fine i capi dei partiti a rivolgersi a Draghi come ripiego o come 'uomo della provvidenza'".

 

 

Inoltre Draghi "avrebbe più di una difficoltà a realizzare il 'semipresidenzialismo di fatto' di cui ha parlato Giorgetti". Perché la Costituzione "elenca in modo preciso i poteri del Presidente della Repubblica; e l'estensione che ne è stata fatta, in condizioni particolari, da Scalfaro, Ciampi e Napolitano, è stata sempre considerata, giustamente, eccezione alla regola. Quanto a Cossiga", conclude Sorgi, "per aver parlato, esagerando, ma non sempre, il linguaggio della verità sulla crisi della Repubblica, fu costretto alle dimissioni". Insomma, "le riforme si fanno o non si fanno. I surrogati rischiano di trasformarsi in toppe peggiori dei buchi". 

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