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Silvio Berlusconi al Quirinale, i 30 del M5s pronti a votarlo: un siluro contro Giuseppe Conte

Antonio Rapisarda
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Uno che ne ha viste tante come Pierluigi Bersani, commentando a caldo l'impallinamento del ddl Zan da parte delle raffiche dei franchi tiratori, profetizzava: «Si è trattato di una prova generale in vista del quarto scrutinio per il Quirinale». Lo sguardo del preoccupato ex leader del Pd, dimessosi proprio a causa dei 101 che nel 2013 affossarono Romano Prodi, si rivolgeva soprattutto al magma lievitante fra i dem, i renziani di Italia Viva e nella nebulosa chiamata gruppo Misto. Ma l'incubo peggiore per i giallorossi - ennesimo frutto di questa maionese impazzita chiamata diciottesima legislatura - potrebbe giungere dal blocco che politicamente non ha più nulla da perdere, avendo già perso più di metà dei voti del 2018 e sapendo che quasi nessuno fra di loro rientrerà al prossimo giro: i 5 Stelle. Proprio dal ventre molle dei gruppi parlamentari pentastellati, come confidato a Libero da alcuni eletti di prima nomina, starebbe montando una di quelle eventualità candidata a produrre il più clamoroso cortocircuito politico degli ultimi tempi. Tenetevi forte: votare Silvio Berlusconi come successore di Sergio Mattarella.

 

 

CORTOCIRCUITO
«Tutta colpa di Giuseppe Conte...», assicura una fonte accreditata. Che cosa viene imputato di così grave al nuovo capo politico del MoVimento? Tanto da far ventilare il sostegno al Cavaliere dipinto per anni, dai grillini e dai media di riferimento, come il "Caimano"? Al di là del malumore nei gruppi per l'accentramento nelle mani di pochi fedelissimi dei dossier e della comunicazione (ieri la notizia della stretta contiana nei tg: saranno ammessi sono i cinque vice di cui si è dotato) e della rabbia per non aver saputo o voluto far rientrare Alessandro Di Battista (partito di fatto con il proprio progetto politico) dopo la batosta alle amministrative, tanti parlamentari non si fidano delle rassicurazioni giunte dall'ex premier sul prosieguo della legislatura. Sotto accusa le parole che Conte ha pronunciato ai suoi dopo la bocciatura della legge contro l'omotransfobia: «Va in giro a raccontare che il ticket Mario Draghi al Colle e Daniele Franco a Palazzo Chigi sia una garanzia di tenuta fino alla scadenza naturale, nel 2023», osservano.

In realtà il sospetto - coltivato anche alla luce di una reciproca e prolungata freddezza fra mr. Bce e l'avvocato di Volturara Appula - è che Conte auspichi il passaggio del premier al Quirinale: con la speranza che non regga alcun "testimone", alla presidenza del Consiglio, davanti alla spinta al voto di una destra rivitalizzata dalla vittoria sul ddl Zan. «A quel punto potrebbe approfittarne per comporre le liste del "suo" M5s, dato che - come ha dimostrato il caso Crippa - ha compreso di non poter governare gli attuali gruppi parlamentari», riflettono ancora con il nostro giornale. Che cosa potrebbe accadere, insomma? Che un gruppone di circa di 30-40 esponenti fra Camera e Senato, quasi tutti in procinto di andare via ma desiderosi di arrivare al "traguardo" dell'onorevole pensione (quella che scatterà solo dopo il settembre 2022) sarebbero disposti nel segreto dell'urna non a votare Prodi - i rischi di una riedizione del 2013 sono troppo alti - ma addirittura l'ex odiato Berlusconi.

 

 

LEGISLATURA
«La speranza, da queste parti, è che nei prossimi passaggi il leader di Forza Italia si porrà sempre più come garante della continuazione della legislatura», continuano indicando questo come uno dei segnali indiretti. Un'ipotesi estrema, questa dei grillini "per Silvio", ma fra le anime vaganti del MoVimento il pallottoliere dei grandi elettori del centrodestra (a cui mancano 54 voti al quarto scrutinio) è sventolato come monito: non fosse altro perché gli ultimi segnali di Conte vengono letti con un mix di irritazione e preoccupazione. Se la scelta della batteria per i telegiornali è interpretata come un tentativo di arginare il capogruppo "non contiano" alla Camera Crippa (in attesa di poterlo sostituire fra qualche settimana con un fedelissimo come Alfonso Bonafede), lo zelo nell'indicare come aderenti «al progetto di rilancio di Conte» le candidature alternative per il prossimo capogruppo al Senato (dove si sfidano l'uscente e contiano Ettore Licheri e Mariolina Castellone), viene inteso come il tentativo di tenere saldo a tutti i costi il M5s proprio in vista dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica. E dei contraccolpi impensabili che potrebbero arrivare.

 

 

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