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Vincenzo De Luca, le (pesanti) accuse dell'imprenditore: "Così pilotava i voti delle cooperative"

Paolo Ferrari
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«De Luca (non indagato, ndr) mi indicò come gestire i voti». Fiorenzo Zoccola, per gli amici Vittorio, dopo essere stato scaricato da tutti, ha deciso di passare al contrattacco, descrivendo i retroscena degli accordi con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Zoccola, ras indiscusso delle cooperative sociali in provincia di Salerno, è finito in carcere lo scorso 11 settembre con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta e alla corruzione elettorale. I pm di Salerno che hanno condotto le indagini ipotizzano che sia al vertice di un sistema criminale finalizzato al condizionamento degli appalti pubblici in Campania. Ventinove in tutto gli indagati. Fra questi Enzo Napoli, sindaco di Salerno, appena rieletto, e Giovanni Savastano, attuale consigliere di Regione Campania ed ex assessore comunale a Salerno, entrambi del Pd. Nell'interrogatorio di garanzia, avvenuto la scorsa settimana, Zoccola è stato un fiume in piena raccontando l'esistenza di un "sistema" Salerno. «Esiste un accordo ben preciso tra le coop e la politica che è teso a garantire alle prime continuità lavorativa in cambio dei voti. Peraltro, questo sistema trova la sua massima espressione con le partecipate e le municipalizzate», esordisce Zoccola.

 

 

 

RAPPORTO DATATO

Le indicazioni di De Luca alle ultime elezioni sarebbero state 70 e 30 per cento: 70 a Savastano e 30 a Franco Picarone, non indagato, altro consigliere regionale fedelissimo del governatore. Le cooperative di Zoccola avrebbero ricevuto dal comune di Salerno, negli ultimi dieci anni, affidamenti per circa un milione e seicentomila euro l'anno. «Fu lo stesso Comune a dirci che, se non avessimo cambiato i rappresentanti legali che risultavano indagati, non avremmo potuto continuare ad ottenere appalti», ricorda Zoccola ai magistrati. In un'intercettazione l'uomo si descrive come il «garante degli equilibri». «Cosa significa garantire gli equilibri?», gli domandano i magistrati. «Significa», risponde l'imprenditore, «fare in modo che tutti potessero lavorare. Nella consapevolezza di tale mio ruolo di interfaccia con il Comune, veniva prestata adeguata considerazione alle indicazioni di voto, che in occasione delle competizioni elettorali, fornivo alle altre cooperative». Il rapporto con il governatore della Campania è risalente del tempo. «Ho conosciuto De Luca nell'89-90 quando era segretario provinciale del Pci», precisa Zoccola. Negli anni Duemila, De Biase (Mario, allora sindaco di Salerno, ndr) «voleva acquisire le quote delle municipalizzate, mi rifiutai e fui convocato da De Luca, il quale mi sollecitò la cessione delle quote e mi promise che avrei mantenuto il mio ruolo. Dal 2001 ho avuto l'aggiudicazione di servizi con le cooperative». Savastano ha replicato alle accuse di Zoccola, affermando di avere già un pacchetto di seimila voti senza bisogno del suo aiuto. «Molte persone delle cooperative venivano da me preoccupate di perdere il lavoro dopo tanti anni. Io mi sono impegnato, ho cercato di essere attento rispetto alle procedure che il Comune portava avanti», ha aggiunto Savastano. E a tal proposito, dal giorno degli arresti, sotto il palazzo municipale c'è un presidio di dipendenti delle otto cooperative di Zoccola incaricate del servizio di manutenzione del verde pubblico finite nell'inchiesta della Procura. Sono preoccupati per il loro futuro occupazionale, con i contratti in scadenza alla fine del mese.

 

 

 

REAZIONI

L'inchiesta, come era prevedibile, ha scatenato la polemica politica. I primi ad intervenire sono stati gli esponenti del Movimento 5 Stelle, ad iniziare dall'ex sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, salernitano. «Da tempo ipotizzavamo l'esistenza di un "sistema" Salerno». Dall'interrogatorio di Zoccola emerge un quadro tetro, fatto di clientelismo e gestione del potere da parte delle giunte Napoli e De Luca, che avrebbero tenuto per trent' anni il lavoro dei cittadini salernitani in ostaggio», affermano i grillini. L'inchiesta, però, presenta anche un conflitto d'interessi: a difendere Zoccola c'è l'avvocato Michele Sarno, candidato sindaco sconfitto alle ultime elezioni comunali per il centro destra. «Lasci l'incarico da difensore di Zoccola o si dimetta da consigliere comunale: la sua posizione attuale appare chiaramente incompatibile, oltre che deontologicamente ambigua, nonché inopportuna sul piano politico soprattutto nei confronti dei cittadini che gli hanno dato il voto», affermano gli esponenti della maggioranza. 

 

 

 

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