Marcello Sorgi, indiscreto sul Quirinale: "Candidato bruciato". L'altro, invece, in silenzio... I due nomi pesantissimi
La corsa al Quirinale non è una maratona, semmai un mezzofondo se non addirittura roba da velocisti. Chi parte troppo in anticipo, rischia di bruciarsi. Lo spiega Marcello Sorgi, editorialista della Stampa e abilissimo a captare le voci che girano nelle sacre stanze della politica romana. "Con tutto il rispetto dovuto a Carlo Calenda - scrive - non si capisce che senso abbia condurre le trattative per il Quirinale a colpi di interviste come quella, sulla Stampa, in cui ha proposto il nome di Gentiloni. Il quale se ne stava silenzioso e coperto a Bruxelles, sapendo bene che nella gara per il Colle i candidati che escono prematuramente sono in genere bruciati".
Secondo Sorgi, effettivamente, Gentiloni potrebbe essere un candidato alla presidenza della Repubblica ideale: è l'attuale Commissario europeo agli Affari economici, "ruolo di grande importanza, sia nello scenario dell'Unione, sia per il compito di aiutare l'Italia a realizzare il Pnrr di qui al 2026". Membro del Pd "in buoni rapporti con tutti i numerosi ras del partito" e gode di buona fama per la sua pur breve esperienza da premier a Palazzo Chigi, con lusinghieri sondaggi di gradimento personale. Ed ha anche "mantenuto buoni rapporti con Berlusconi quando, quindici anni fa, era alla guida del ministero delle Telecomunicazioni, con nevralgiche responsabilità televisive".
Ha tutte le carte in regola, insomma, per centrare l'elezione "almeno dalla quarta votazione in poi, quando il quorum scende a 545 voti". Vero, però, che Gentiloni da premier litigò con Matteo Renzi "sulla riconferma di Visco come governatore della Banca d'Italia". Una ferita risanata che lo rende uno dei pochi veri "papabili". "Forse Calenda, dal punto di vista di Gentiloni, avrebbe fatto meglio a tacere, lasciandolo nella quiete in cui si nasconde, ad esempio, Casini, l'altro accreditato scalatore del Colle", conclude sibillino Sorgi.