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Mario Draghi al Quirinale? Quel "logoramento" di Lega, M5s e Pd: perché vogliono sbarrargli la strada

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Mario Draghi al Quirinale segnerebbe "una successione adeguata di un grande presidente qual è stato Mattarella. Darebbe un segnale rassicurante all'estero, dove Draghi è molto stimato". Inoltre, gli consentirebbe "di indirizzare il governo che verrebbe dopo il suo (meglio se guidato da uno scelto da lui), obbligato a muoversi entro gli stretti limiti fissati dalla Commissione europea, ma con quei margini di flessibilità che Draghi, grazie al suo personale prestigio, ha finora assicurato". Premesso questo, scrive Marcello Sorgi su La Stampa, tutti questi "pro" all'elezione di Draghi al Colle, stanno cominciando a scontrarsi "con una resistenza né sorda né sotterranea dei partiti che non a caso negli ultimi giorni hanno bloccato in consiglio dei ministri la manovra di fine anno".

 

 

Lega, Movimento 5 stelle "e perfino il Pd, il partito di Letta che ha vinto le elezioni presentandosi come il pilastro della stabilità e il sostenitore della continuità dell'attuale governo", dice Sorgi, "sono decisi a chiudere l'epoca del commissariamento della politica, temendo invece di prolungarla con l'elezione di Draghi". Alla quale sono contrari Fratelli d'Italia, i sindacati, in particolare la Cgil, e Confindustria.

 

 

"La ragione della costruzione di questo 'muro di no' ovviamente non riguarda i singoli provvedimenti, sui quali presto o tardi un compromesso si trova", conclude Sorgi, "ma il necessario - dal punto di vista degli alleati-avversari di Draghi - logoramento con cui vogliono far arrivare il governo a gennaio. Per far sì che SuperMario non appaia l'unica o la migliore soluzione per il Colle. Ma una delle tante".

 

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