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Carlo Calenda lancia il lodo "Giorgetti-Bersani": "La proposta per il 2023", un agguato maldestro alla Lega

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Chiamiamolo "lodo Bersani-Giorgetti". Non solo per il Quirinale: una grande ammucchiata "draghiana" potrebbe andare oltre il 2023. L'idea è di Carlo Calenda, leader di Azione che intervistato da Repubblica chiede di andare oltre al già rischioso "schema Calenda-Conte", la proposta di centrosinistra allargato avanzata da Enrico Letta, segretario Pd. "Vecchia politica - la etichetta l'ex ministro, sempre molto poco diplomatico soprattutto con dem e grillini -. Il Movimento è imploso. S'insegue qualcosa che rischia di non esserci più a breve".

 

 

 

 



Col grillismo, sottolinea Calenda, "non si può governare". Bisogna andarsi a prendere "i voti dell'Italia seria, quella che si è stancata di una politica che urla per finta. Ricordo che Giorgetti e Bersani governano insieme, e sono entrambi persone serie". La frattura oggi è tra "chi crede nella democrazia liberale e chi no. Letta è più vicino a Carfagna che alla Raggi". La proposta di Calenda sfiora "l'indecente": "Giorgetti dovrebbe lasciare la Lega, oppure contendere la leadership a Salvini". Il tentativo di dividere l'avversario e far deflagrare il centrodestra è palese e sconfina a tratti nella fanta-politica. Calenda peraltro immagina un grande centro escludendo però i centristi più centristi di tutti, come Gianfranco Micciché  in Sicilia o Clemente Mastella. Magari per uno strapuntino, per un ruolo, per una poltrona. Chissà...

 

 

 

Non vuole "un centro fritto misto che vuol fare l'ago della bilancia, ma un motore di radicale cambiamento del Paese". Europeista e pragmatico, liberal-socialista. "Un pensiero - conclude - che mi accomuna a Mario Draghi". Logico dunque che il premier sia centrale anche nel 2023, in quello che si presenterebbe come un "governo Ursula". E Silvio Berlusconi? Se resta con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, "allora Forza Italia non potrà essere più il riferimento dei liberali e popolari europeisti. Non puoi tuonare contro i sovranisti a Bruxelles e alleartici qui". Piccolo, piccolissimo intoppo nel sogno della grande marmellata calendiana.

 

 

 

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