Silvio Berlusconi a Libero: "Basta con i cattivi maestri. Shoah e dittatura, paragoni blasfemi"
Presidente Silvio Berlusconi, lei ce l'ha il Green pass?
«Ovviamente sì. Mi sono vaccinato subito, appena è stato possibile farlo secondo le regole che sono state stabilite. È una cosa logica, per tutelare me, i miei cari, le persone che lavorano con me, le persone che incontro. Per contribuire a limitare la circolazione di questo pericoloso virus, con il rischio di nuove varianti ancora più pericolose».
Secondo alcuni opinionisti lei sostiene un governo illiberale che pone limiti alla libertà di lavorare...
«Esattamente il contrario. È il Covid che ha distrutto non solo tante vite umane ma anche tante aziende, tanti posti di lavoro. Il Green pass e l'obbligo vaccinale per alcune categorie, sono strumenti di tutela della vita e della libertà. Grazie ai vaccini stiamo tornando verso una vita normale, nella quale si può lavorare nelle fabbriche e negli uffici, si può andare a scuola in presenza, si possono frequentare cinema e teatri, ristoranti e centri sportivi. Hanno una strana idea di libertà coloro che pensano di avere il diritto di contagiare gli altri. Per fortuna sono molto pochi, anche se rumorosi».
Lei gli italiani, nel bene e nel male, li ha conosciuti bene. Che tipi sono?
«Un grande popolo che dà il meglio di sé proprio nelle emergenze. Lo abbiamo dimostrato nella pandemia: di fronte a sacrifici gravi, ho visto una compostezza e un rispetto delle regole che fanno a pugni con l'immagine un po' anarchica, di "genio e sregolatezza" che spesso accompagna gli italiani. La generosità con la quale in tanti - a cominciare dal personale sanitario, fino agli addetti ai servizi essenziali - hanno messo a rischio la salute e la vita per consentire di superare la fase peggiore della pandemia rimarrà un modello e un esempio per tutti».
Solo pregi? Nessun difetto?
«Abbiamo qualche difetto, certamente, come ad esempio una certa tendenza a denigrarci da soli e a dividerci inutilmente, ma siamo davvero un grande popolo».
Facciamo che lei sia ancora un capo azienda operativo. Che discorso avrebbe fatto ai suoi dipendenti?
«Lo stesso che faccio oggi da leader politico: rispetto le opinioni di tutti, ma devo attenermi a quello che la scienza ritiene necessario per tutelare la salute e il diritto all'integrità fisica delle persone che lavorano con me in azienda. Il Green pass, che altro non è che un certificato sanitario, serve proprio a questo, nei luoghi di lavoro. Serve naturalmente anche, a limitare la circolazione del Covid, quindi a far ripartire i consumi e l'economia e di conseguenza a salvare posti di lavoro. Il lavoro di tutti noi».
E come si sarebbe comportato lei che è sempre stato attento alle minoranze, con chi non avesse ascoltato i suoi consigli?
«Mi sarei semplicemente attenuto alle norme di legge. Questo in qualsiasi caso, anche se non le condividessi. Vede, la democrazia liberale si fonda su un principio: le regole devono essere le minime indispensabili e devono servire a tutelare i diritti delle persone: vita, libertà, proprietà. Ma queste regole devono essere rispettate da tutti, anche da chi non le condivide».
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E a chi invoca il diritto di opporsi ad una legge considerata ingiusta che cosa risponde?
«Il diritto alla ribellione esiste di fronte alle dittature, di fronte a crimini efferati, non certo nel nostro sistema che ha tanti difetti ma è certamente una libera democrazia. Un ferroviere che avesse bloccato un treno piombato per Auschwitz sarebbe stato un eroe, un portuale che bloccasse l'attività di uno scalo per non esibire il Green pass è solo un irresponsabile da sanzionare».
Stando ai primi segnali nel braccio di ferro in corso sta stravincendo l'Italia che vuole lavorare. È anche un segnale di distacco tra la politica e il Paese reale?
«Il distacco c'è ed è profondo, si manifesta in molti modi, lo abbiamo denunciato molte volte. Forza Italia è nata proprio per combattere questo antico male italiano. Questa volta però mi pare che la politica - il governo Draghi che io ho tenacemente voluto - stia facendo bene la sua parte, in sintonia con la grande maggioranza degli italiani. Sta agendo responsabilmente senza cedere al ricatto di piccole minoranze rumorose, troppo amplificate dai mezzi di comunicazione. Voglio aggiungere una considerazione». Prego. «Sento parlare di tamponi gratuiti per chi non è vaccinato».
Ed è d'accordo?
«Sono perfettamente d'accordo, ma solo se riguardano chi non può vaccinarsi, per motivi di salute. Non vedo perché la scelta di chi non si vuole vaccinare, pur potendolo fare, debba essere pagata dalla collettività, dai tanti che invece si sono vaccinati, superando le comprensibili paure e qualche disagio fisico nell'interesse di tutti». Cosa si sente di dire a chi ancora oggi - politici, giornalisti, opinionisti e intellettuali - soffia sul fuoco del tanto peggio tanto meglio? «Purtroppo la storia del nostro Paese ha conosciuto tanti "cattivi maestri" che facendosi scudo del loro prestigio intellettuale e invocando la libertà di pensiero, di ricerca, di stampa hanno diffuso idee che altri hanno tradotto in pratica con conseguenze criminali. Naturalmente la libertà di espressione è un principio assoluto che va tutelato sempre, ma fomentare la divisione del Paese su un tema che dovrebbe vedere gli italiani uniti è davvero irresponsabile».
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A chi si riferisce?
«I gruppuscoli di scalmana ti che hanno scatenato incidenti hanno solo portato alle estreme conseguenze logiche le parole irresponsabili di chi ha parlato di "dittatura" o ha azzardato blasfemi paragoni con la Shoah. Chi ha vissuto il '68 e gli anni '70 non ha dimenticato la violenza nella piazze, le aggressioni, i pestaggi ad opera di ragazzi che - ingenuamente - prendevano alla lettera i vaneggiamenti "rivoluzionari" di altri cattivi maestri, prevalentemente marxisti, nelle università e sui giornali».
Quelle piazze sono da condannare senza appello o ci sono anche istanze che vanno capite?
«Naturalmente fra chi protesta - sono comunque piccoli numeri - vi è anche una maggioranza di persone perbene e in buona fede, che mai si sognerebbero di usare la violenza. Il loro diritto al dissenso va garantito, ma occorre anche un grande sforzo per far capire loro, con rispetto, che stanno dando ascolto a teorie assurde, rifiutate dalla comunità scientifica mondiale».
Presidente, torniamo all'inizio di questa chiacchierata: quali sono i paletti che un liberale deve darsi per governare un Paese libero?
«I confini sono molto netti. Lo Stato liberale esiste per difendere i diritti naturali della persona. Vi è il diritto a non essere feriti o uccisi, a non essere derubati dei propri beni, a non essere perseguitati per un'opinione espressa. Vi è anche, allo stesso livello, il diritto a non vedere compromessa la propria integrità fisica dal rischio di contagio di chi non vuole vaccinarsi».
C'è chi dice: dal contagio proteggono i vaccini, che bisogno abbiamo di limitazioni ulteriori come il Green pass obbligatorio?
«Non dimentichiamo che essere vaccinati riduce molto, ma non esclude del tutto, il rischio di essere contagiati, così come riduce molto la possibilità di diffondere il virus, di occupare posti negli ospedali e nelle terapie intensive, sottraendoli a chi soffre di altre gravi malattie. Lo Stato ha il dovere di impedire comportamenti che mettano in pericolo gli altri. Questo significa difendere la libertà, non limitarla».
E infine una previsione. Quanto manca alla fine dell'emergenza? «A questa domanda è davvero difficile rispondere. Non voglio alimentare pericolose illusioni. Il virus ha dimostrato di essere imprevedibile. Posso dire però che grazie alla campagna vaccinale, proposta per prima da Forza Italia e ben realizzata dal governo Draghi, stiamo vedendo finalmente la luce in fondo a questo lungo e oscuro tunnel. Così come grazie al contributo essenziale dell'Europa, che noi abbiamo sollecitato e favorito in ogni modo, le prospettive di ripresa economica sono concrete e i primi dati sono molto incoraggianti, addirittura migliori degli altri paesi europei».