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Luciana Lamorgese, l'omicidio di Aldo Moro e l'esempio di Cossiga: ecco perché è costretta a dimettersi subito

Giuseppe Valditara
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L'assalto alla sede della Cgil è un «atto di squadrismo fascista, un attacco alla democrazia e a tutto il mondo del lavoro, una ferita per la democrazia e una offesa alla Costituzione». Sono le parole con cui Maurizio Landini ha stigmatizzato i fatti di Roma di sabato 9 ottobre, parole riprese quasi alla lettera da gran parte degli esponenti del Pd e delle altre forze politiche. Alcuni interventi hanno evocato gli assalti squadristi alle Camere del lavoro avvenuti a partire dal 1920, prodromici dello scatenarsi della violenza fascista e della deriva sovversiva.

 

Si tratta dunque, per opinione condivisa, di un fatto di gravità inaudita. Se questo è assodato, appare altrettanto certo che questa offesa alla Costituzione e alla democrazia era stata ampiamente e chiaramente preannunciata. I filmati della manifestazione di piazza del Popolo sono incontestabili: due ore e mezza prima dei fatti già la piazza era stata avvertita che si stava preparando qualcosa di grave. Un'ora e un quarto prima dell'assalto, il leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, dal palco ha poi più volte, ad alta voce, preannunciato il raid squadrista.

C'era dunque tutto il tempo per approntare una difesa di un obbiettivo costituzionalmente sensibile. Questi sono fatti inconfutabili. Qual è il compito di un Ministro dell'Interno? Innanzitutto garantire la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nel concetto di ordine e sicurezza pubblici vi è certamente la difesa delle istituzioni democratiche. La giustificazione adottata da Luciana Lamorgese, nel dibattito alla Camera, per il mancato intervento, appare inadeguata: «C'era il rischio di una reazione violenta di Castellino e dei suoi sodali».

 

 

 

Se questa linea rinunciataria fosse quella del governo ci troveremmo di fronte al rischio che anche in presenza di un attacco al Parlamento non si reagirebbe per evitare reazioni violente degli eversori: una prospettiva semplicemente inquietante. Eppure efficaci misure preventive di fronte ad un gesto minacciato e quindi avviato a realizzazione erano facilmente adottabili. Non si è spiegato perché non è stato inviato qualche blindato munito di idranti e gas lacrimogeni davanti alla sede del sindacato o perché non sia stato monitorato il corteo mossosi per il raid. In ogni caso si è in presenza di una colpevole sottovalutazione. Risulta pertanto di tutta evidenza una grave negligenza della Ministra che non poteva non essere stata informata di un fatto così grave.

E se non lo fosse stata, sarebbe ancora più inquietante, trattandosi di una falla inammissibile nella catena di comando. Viene alla memoria una situazione certamente più tragica, l'omicidio di Aldo Moro, ma di cui il ministro dell'Interno del tempo, a differenza di quello attuale per quello accaduto sabato, non aveva alcuna responsabilità. Francesco Cossiga, uomo di profonda sensibilità democratica, ebbe la dignità di dimettersi «per non essere stato capace di impedire» quel fatto eversivo. Altrettanta dignità deve ora avere la ministra Lamorgese.

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