Matteo Salvini, ultimatum a Draghi sul Green pass: "Quando va abolito", la data di scadenza che fa tremare il governo
La linea del rigore imposta dal governo mostra le prime crepe. Mario Draghi ha già fatto sapere che non intende recedere sul green pass obbligatorio. Forse farà qualche piccola concessione- tipo il credito d'imposta per le aziende che si fanno carico dei tamponi -, ma prima vuole vedere come va in questi giorni. Se sale ancora la temperatura delle piazze. E se effettivamente uffici e fabbriche si trovano senza forza lavoro. Però all'interno della maggioranza non mancano le voci in dissenso. Prima fra tutte quella di Matteo Salvini. Che chiede di superare l'obbligo della certificazione verde già il mese prossimo. Poi ci sono i Cinquestelle, che presentano emendamenti per abbassare il costo del tampone ed esentare dal Green Pass alcune categorie.
Video su questo argomento"Ricordate dov'eravamo un anno fa esatto?". Senaldi, una domanda per zittire i No Green pass
CATEGORIE A RISCHIO - «I dati del Covid sono sotto controllo», dichiara il leader leghista, «se la situazione sarà questa penso che a novembre dovremo archiviare il Green Pass». L'Italia è fra i paesi più vaccinati al mondo e, ciononostante, «il certificato obbligatorio per andare a lavorare c'è solo da noi: o sta sbagliando tutto il mondo o stiamo esagerando noi». Salvini rivela di aver sentito nuovamente Draghi in mattinata. Gli ha chiesto un maggior impegno per «garantire il lavoro a tutti». Lasciare a casa poliziotti, insegnanti, medici, infermieri «non mi sembra giusto», insiste il Capitano. L'obiettivo della Lega è aiutare tre milioni di lavoratori che «rischiano di rimanere senza stipendio». Una soluzione, rilancia Salvini, potrebbe essere il tampone gratis: «È meglio di niente, siccome è un obbligo imposto dallo Stato, è giusto che lo Stato vada incontro ai cittadini». Un'altra ipotesi è quella di prolungare la validità del test: «Non faccio lo scienziato, ma non è possibile che in alcuni paesi i tamponi valgano fino a una settimana e in Italia due. Già giovedì sera c'era una coda di un'ora e mezza fuori dalle farmacie, non bisogna complicare lavita agli italiani».
Un autogol chiamato Green pass. Salvini riporta la Lega sulla terra
Il M5s annuncia la presentazione di alcuni emendamenti al decreto Green Pass ora all'esame del Senato volti a intervenire sulla platea dei lavoratori che devono esibire il certificato per lavorare e sul prezzo dei test. «Abbiamo pronta una serie di modifiche per abbassare il costo dei tamponi per gli incapienti fino a farli diventare gratuiti», annuncia il senatore Danilo Toninelli spiegando che si punterà anche a esentare dal Green Pass «in particolare quelle attività il cui ambiente di lavoro è esterno o dove il lavoratore è solo, come portuali, agricoli autotrasportatori o telelavoro». La tesi della linea morbida è caldeggiata anche dai deputati grillini della Commissione Affari Sociali: «Sarebbe sbagliato ignorare del tutto le richieste che arrivano da una parte del mondo del lavoro. Sui tamponi possiamo conciliare lediverse esigenze introducendo una misura di equità e buon senso volta ad evitare che il costo ricada soprattutto sulle famiglie meno abbienti».
AVANTI SULLA PROFILASSI - Un altro pezzo di maggioranza, invece, è calibrato sulla linea del rigore illustrata dal presidente del Consiglio. «È fondamentale accelerare ulteriormente sulla campagna vaccinale», dichiara la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, «informando bene e convincendo a vaccinarsi i quasi 8 milioni di italiani over 12 che ancora non hanno effettuato la prima dose». Nessuna incertezza. Anche perché il Green Pass non è una misura vessatoria. Ma è in incentivo a spingere le persone verso il vaccino. D'accordo con il premier anche Enrico Letta: «Credo che la scelta del governo sia quella giusta, la sosteniamo, sosteniamo Draghi nella modalità con cui ha deciso di affrontare questo tema», dichiara il segretario del Partito democratico. Dall'opposizione, Fratelli d'Italia chiede invece di rivedere completamente l'impostazione del Green Pass: «È necessario che il governo arretri sulla sua posizione», dice il deputato Federico Mollicone, «quella che si configura è una forma pericolosa di autoritarismo digitale, come avviene in Cina. Vanno garantiti tamponi gratuiti e l'estensione. Il Green pass non garantisce in alcun modo la sicurezza sui luoghi di lavoro».