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La fatwa anti-Meloni di Provenzano e il sogno del Pd: vogliono imitare la Moldavia

Gianluca Veneziani
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Un tempo si sarebbe parlato di cose turche e maggioranze bulgare. Oggi si dovrebbe parlare di metodi moldavi. La fatwa del vicesegretario Pd Peppe Provenzano contro Fratelli d'Italia, che si troverebbe «fuori dall'arco democratico e repubblicano», ricorda molto da vicino il sistema con cui in Moldavia i partiti vengono fatti fuori "per legge": uno strumento apparentemente legale e democratico viene utilizzato per compiere qualcosa di radicalmente antidemocratico. Ne hanno fatto le spese all'ultima tornata elettorale alcuni partiti populisti o liberal-conservatori come Democratia Acasa e la Piattaforma della Dignità e della Verità, messi fuori dall'arco costituzionale per volontà della presidente filo-Ue della Moldavia Maia Sandu. Con una forzatura senza precedenti la Sandu ha sciolto il Parlamento che le era contrario e indetto nuove elezioni legislative, applicando la nuova legge elettorale che stabilisce una soglia di sbarramento al 5% per i singoli partiti e del 7% per le coalizioni.

 

«Una porcata», la definisce Nicolai Lilin, scrittore moldavo, originario della Transinitria, regione vicina geograficamente e culturalmente alla Russia, «con cui le forze filo-europeiste si sono sbarazzate dell'opposizione, mettendoli fuori dal Parlamento». A ciò si sono aggiunti metodi per rendere la vita complicata a chi avrebbe voluto votare dall'estero le forze anti-europeiste: «Il voto dei moldavi della diaspora, che di solito votano in senso anti-Ue», racconta Lilin, «è stato ostacolato dalla presenza di pochissimi seggi, distantissimi tra loro. Per non considerare poi la campagna mediatica, con macchina del fango contro gli avversari, garantita dal controllo dei principali mezzi di comunicazione e l'obbedienza cieca richiesta dalla magistratura al potere politico». L'esito di questi metodi? Il sabotaggio di sovranisti e anti-europeisti. Se il blocco filo-russo prima al potere è stato azzoppato nei voti, i conservatori e populisti sono stati non sono proprio entrati in Parlamento. Alla faccia della democrazia. Laddove i filo-russi della Transnistria vengono accusati di complicità col "nemico" Putin, la formazione conservatrice Democratia Acasa, letteralmente Democrazia a casa, guidata da Vasile Costiuc, risulta scomoda per un'altra ragione: essa porta avanti valori come conservatorismo etico, difesa dei confini e sovranismo territoriale.

 

E ciò significa difendere l'identità nazionale e l'indipendenza della Moldavia non solo dalle mire espansionistiche dell'imperialismo russo ma anche dagli interessi dell'Ue. Un nazional-populismo che cozza con le aree di influenza, attorno a cui orbita da sempre la Moldavia, e quindi è considerato contrario agli interessi del Paese, e degno di essere abolito per legge in nome di ragioni geopolitiche e ideologiche. Sei filo-russi sono considerati nostalgici del comunismo, i nazionalisti che difendono Casa e Patria evocano chissà quali fantasmi neri... Siccome non basta la politica, anche la giustizia viene utilizzata strumentalmente a tal fine. «I leader dei partiti non conformi al potere vengono indagati e arrestati», avverte Lilin. Un metodo inquietante che da un lato ci mostra come funzioni la democrazia in Paesi a lungo soggetti alla dittatura. Ma dall'altro testimonia cosa potrebbe diventare il nostro, di Paese, se le forze al potere iniziassero la caccia contro gli oppositori conservatori. Il Pd vuole per caso adottare il metodo-Moldavia per sbarazzarsi di Fdi?

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