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No Green pass, matrice nera? No, onda rossa: violenze in tutta Italia, ciò che la sinistra nasconde sui comunisti

Salvatore Dama
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Però, anche questi dell’ultrasinistra, che peperini: bruciano una gigantografia di Mario Draghi; assaltano la sede di Confindustria; danno del "fascista" a Maurizio Landini; tirano petardi, fumogeni e vernice contro i poliziotti; rovesciano bidoni della spazzatura e bloccano strade. È il bilancio sommario di una giornata di proteste organizzate da Usb, Sole Cobas in varie città italiane. Uno sciopero generale, indetto dai sindacati di base, per sfogare la rabbia contro i padroni. E per dire no al Green pass. Pure loro. Allineati, da sinistra, con i camerati di Forza Nuova.

A Milano l'obiettivo principale è stato Landini. Arrivati di fronte alla Camera del Lavoro i manifestanti hanno rivolto cori e insulti ai sindacalisti in presidio davanti alla sede milanese della Cgil: «Buffoni», «venduti», «i fascisti siete voi», «servi dei padroni». Non ci sono andati teneri. Neanche dopo l'episodio di sabato, quando la sede nazionale della Confederazione è stata assaltata da Fn e dai No vax. Anzi. Si è creata una sorta di continuità ideale con la fascisteria romana. I manifestanti hanno sì sventolato bandiere rosse, ma poi avevano anche uno striscione con scritto «No Green pass». A Napoli c'è stato un lancio di uova contro la sede di Confindustria. Gli appartenenti a Cobas e Usb sono arrivati in corteo in piazza dei Martiri, dove si trova l'Unione degli industriali napoletani. Hanno poi bloccato il traffico della zona per proseguire la protesta. È stato impedito l'accesso anche all'autostrada nella zona portuale della città. Gli attivisti hanno chiesto «la riduzione del tempo di lavoro a parità di salario, un reddito universale, la rivalutazione delle pensioni, il rilancio dello Stato sociale, investimenti nella scuola nei trasporti». A Torino i sindacati di base si sono uniti ai manifestanti No Green pass e agli studenti.

 

 

 

Quando il corteo è arrivato in Corso Vittorio Emanuele è stato data alle fiamme una gigantografia del presidente del Consiglio Mario Draghi, proprio davanti alla sede del ministero dell'Istruzione. Tanti gli striscioni contro il governo. E per chiedere che le aziende si facciano carico dei tamponi per i lavoratori che non sono vaccinati. Raggiunta infine la sede del Comune, sono stati lanciati uova e gavettoni di vernice rossa verso il palazzo del Municipio e verso le auto della polizia ed è stato affisso all'inferriata un cartello su scritto: «Landini, sai che dispiacere». Anche a Genova il corteo dei Cobas si è concluso davanti alla sede di Confindustria, dovei manifestanti sono rimasti a lungo in presidio lanciando petardi e accendendo fumogeni. La sede era presidiata dalle forze dell'ordine. I lavoratori hanno dato vita a due cortei distinti, mandando letteralmente in tilt il traffico in tutto il centro della città. Dopo aver raggiunto la sede genovese degli industriali, un gruppo di manifestanti ha rovesciato in mezzo alla strada un cassonetto della spazzatura.

 

 

 

 In piazza, oltre a Cobas, Usb e Cub, erano presenti anche militanti dei centri sociali, studenti del collettivo universitario «Vedo Terra» ed alcuni attivisti No Green Pass. Secondo quanto sostiene l'Unione sindacale di base (Usb) allo sciopero - che ha coinvolto principalmente i lavoratori del comparto pubblico, ma anche i privati dei settori dell'indotto, del trasporto, della sanità, della scuola e dell'edilizia hanno aderito oltre un milione di persone e sono circa 100 mila quelle scese in piazza a protestare in quaranta città. Non è finita: un centro smistamento Amazon di Castel San Giovanni, nel Piacentino, è stato bloccato in mattinata da circa mille appartenenti al sindacato Si Cobas, che hanno aderito allo sciopero nazionale della logistica e dei trasporti. «Perla prima volta nella storia mondiale», ha detto Mohamed Arafat, esponente di Si Cobas, «è stato bloccato un magazzino Amazon. Il governo Draghi vuole sfruttare il Pnrr per ristrutturare l'intero mercato del lavoro sul modello Amazon, bisogna distruggerlo, è nemico dei diritti e dei lavoratori».

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