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Gianluigi Paragone, "una porcata contro di me". Fuori per 48 voti e... fuori controllo: complotto, chi accusa

 Gianluigi Paragone

Enrico Paoli
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Arrabbiato, anche se il termine adatto per rendere l'idea dello stato d'animo di Gianluigi Paragone, leader di Italexit, rimasto fuori dal Consiglio comunale per uno 0,01 è un altro. Facilmente intuibile. «Se è vero che ci siamo fermati al 2,99%, è chiaro che hanno fatto la porcata per tenerci fuori», afferma l'ex esponente del Movimento 5 Stelle, candidato sindaco a Milano per Italexit, dove è arrivato terzo davanti ai pentastellati, ma senza eleggere alcun consigliere perché non ha superato la soglia di sbarramento al 3%. Occorre infatti il 3% per entrare in Aula, secondo la legge elettorale per i Comuni sopra i 15 mila abitanti. Considerando che gli elettori sono stati 480 mila, significa 48 voti mancanti.

 

 

«Siamo sempre stati sopra il 3% e solo all'ultimo siamo scesi al 2,99. Ora vediamo cosa esce. Il 2,99 fa sorridere per quanto è sporca». aggiunge. Italexit, ovviamente, valuta l'ipotesi del ricorso per capire se lo spoglio sia stato regolare o meno. Nonostante ciò Paragone è soddisfatto del risultato del partito in generale. «A Roma, alle suppletive, al 4,1%. A Milano abbiamo superato i 5stelle con Conte che è venuto qui, quindi siamo soddisfatti di questa prima uscita». «Sappiamo di esserci, che quei voti ci sono» e «fra un anno alle regionali Italexit ci sarà. Io mi metto pancia a terra», dice l'ex volto di Rai e La7, «e da domani mi rimetto a girare l'Italia». Quanto al caso di Milano Paragone ritiene un po' difficile pensare che «lo scarto minimo tra il mio nome e la mia lista sia praticamente nullo, quando doveva essere il mio nome a trainare. Secondo me qualcuno non ha voglia di farmi entrare in Consiglio comunale. Vediamo se è il caso di richiedere il riconteggio delle schede».

 

 

«Ciò detto», prosegue, «al debutto è un risultato importante, a Milano superiamo i 5 Stelle senza avere soldi, incarichi, l'appoggio dei giornali». Sul consenso raccolto dai no-vax, soprattutto al Nord, Paragone ribadisce di voler «continuare la nostra battaglia contro lo strapotere delle multinazionali rispetto agli Stati. Dentro questa predicazione c'è quello che viene definito no vax ma anche un mondo di gente che si è vaccinata ma non accetta l'illiberalità del greenpass». La mancata elezione di Paragone scatena la reazione polemica degli esponenti renziani. «Un pensiero speciale per la città di Milano. I no vax di Paragone e i no Expo dei Cinque Stelle restano fuori dal Consiglio comunale, dove entra con un grande risultato personale la nostra Lisa Noja. Milano si conferma città del futuro, lasciando NoVax e No Expo nel posto più adatto a loro: a casa», scrive Matteo Renzi, leader di Italia Viva, nella sua ultima enews. «I dati e i numeri dei centri in cui ci siamo presentati per la prima volta alle elezioni sono inequivocabili», replica Paragone, leader di Italexit, «La vera novità di queste elezioni», prosegue l'ex senatore dei 5 Stelle, «è la nascita di un nuovo partito che si affaccia per la prima volta sul panorama politico nazionale».

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