Cerca
Cerca
+

Luca Morisi e Carlo Fidanza, "è solo l'inizio". Pietro Senaldi: il peggio contro Lega e FdI deve ancora arrivare

Pietro Senaldi
  • a
  • a
  • a

Per il centrodestra è arrivata la batosta. Era annunciata ma non per questo fa meno male o è un campanello d'allarme da sottovalutare. Le ragioni sono svariate: i candidati deboli e tardivi, una campagna elettorale poco unita, dove Salvini, Meloni e Berlusconi si sono fatti più dispetti che cortesie, l'effetto Draghi, che inevitabilmente riflette una coalizione divisa sul governo del Paese. E poi il Covid: il centrodestra è stato abilissimo nel sottolineare i disastri di Conte e dei giallorossi ma è stato incapace di mettersi le mostrine per averlo cacciato e ha lasciato che il Pd, che fino all'ultimo ha cercato di tenere al suo posto l'avvocato, si intestasse vaccinazioni, Green pass e perfino ripresa. Nel giorno della sconfitta non sarebbe giusto concentrarsi solo sugli errori dei leader di Lega e Fdi. Quello principale è stato non riuscire a portare i loro elettori alle urne, come testimonia l'astensionismo al 45%. La maggioranza del Paese ormai da dieci anni, dalla destituzione di Berlusconi premier, non riesce a trovare rappresentanza; anche perché, ogni volta che vota, la sinistra si preoccupa di cambiare le carte in tavola e frustrarne i desideri. Perciò a questo giro la suddetta maggioranza ha preferito rimanere silenziosa. Conseguenza: la sinistra esulta e la democrazia soffre.

 

 

OPERAZIONI AD ARTE
Era un epilogo inevitabile, soprattutto in considerazione del fatto che la sinistra ha creduto di più nella vittoria, ci ha messo di più la faccia e ha fatto di tutto per assicurarsela, ricorrendo a diffamazione, pseudo inchieste giornalistiche montate ad arte e demolizione morale dell'avversario, senza risparmiare offese e menzogne. Il candidato del centrodestra milanese, Luca Bernardo, pediatra di successo, che ha fatto del suo ospedale un modello e ha salvato migliaia di vite durante la pandemia, è stato dipinto dalla sinistra come un pistolero strampalato e avido anziché come il professionista capace e generoso che è sempre stato. Quello capitolino, Enrico Michetti, seppure in testa dopo la prima tornata elettorale, è stato dipinto dal Pd come la caricatura di un console romano, una sorta di centurione di quelli che si fanno fotografare dai turisti davanti al Colosseo, anziché come il professore ed esperto di comunicazione che è.

 

 

Il centrodestra aveva provato a sottrarre il voto amministrativo dalla brutalità della sfida politica, optando per candidati civici e caricando i leader del compito di lanciarli. È stato un doppio errore, i prescelti si sono visti caricare i problemi e le divisioni dei partiti della coalizione senza godere della loro forza d'urto. Il 40% del Paese nei sondaggi continua a dare la fiducia a Lega e Fdi ma nell'urna non ha potuto trovare i candidati di queste forze, che conseguentemente hanno pagato dazio nei voti di lista. Il centrodestra ha avuto paura di puntare sul voto identitario e ha perso, mentre l'arma vincente della sinistra è stata l'identità, benché sia appannata. Il Pd non si è vergognato di cavalcare il ritrito tema dell'antifascismo contro Fdi e perfino quello della supposta natura belluina di Salvini contro la Lega.

I vizi e i gusti sessuali di Luca Morisi, lo spin doctor di Matteo, sono stati spiattellati e irrisi con tempismo straordinario. Un'inchiesta nata in situazioni ancora da accertare un mese e mezzo fa è stata fatta emergere alla vigilia del voto senza che l'ex guru social leghista sia neppure incriminato. L'eurodeputato meloniano Carlo Fidanza è stato filmato in segreto per settimane per poi rendere pubblici a 48 ore dalle urne gli unici due minuti di riprese, in giorni di girato, che avrebbero potuto imbarazzarlo. Inchieste a orologeria, delazioni, fango, interviste rubate e ricostruite ad arte, come quella, smentita dall'interessato, nella quale Berlusconi avrebbe cassato Salvini e Meloni come premier: la sinistra ha messo in campo tutta la propria melmosa macchina da guerra per aggiudicarsi questo giro.

 

 

DELAZIONI
Il «sistema» ha giocato le sue carte e ce l'ha fatta. Il peggio ora deve venire. La sinistra non si fermerà. Da qui al voto politico, che arrivi l'anno prossimo o nel 2023, che avvenga con questo sistema elettorale, che spinge a coalizioni forzate, o con il proporzionale, verso il quale l'esito di queste elezioni, e la scarsa compattezza del centrodestra e del fronte giallorosso, spingono, la sinistra alzerà il tiro. Il Pd sa che il successo di ieri non è la fotografia di una ritrovata e consolidata maggioranza nel Paese. I dem sono consapevoli che il centrodestra è ancora più forte e approfitteranno della battaglia vinta per esasperare l'offensiva. I primi segnali si sono visti a urne ancora da aprire, con il surreale dibattito andato in scena su La7, a In Onda, sabato sera. Concita De Gregorio, David Parenzo, Marianna Aprile e il filosofo Galimberti che discettavano se fossero più pericolosi i leghisti di Morisi e i fratelli di Fidanza oppure i brigatisti rossi. Verdetto scontato: meglio chi sparava proiettili ai servi dello Stato rispetto a chi spara scemenze a tavola o su internet. Perché, insegna la sacerdotessa rossa, i brigatisti almeno avevano coraggio, e un'ideologia, aggiunge repente il filosofo. In altri tempi giustiziare un innocente disarmato sarebbe definito vigliaccheria e l'ideologia, anche i nazisti e i talebani ne hanno una, sarebbe un'aggravante. Ma ora l'unica aggravante è essere leghista o di Fratelli d'Italia; o meglio, non essere piddino. Meditate grillini, meditate... 

Dai blog