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Mattia Santori, record di preferenze: meglio la sardina del Pd, Bologna non cambierà mai

 Mattia Santori

Andrea Cappelli
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Niente di nuovo sotto le Due Torri: come da pronostici della vigilia Bologna resta saldamente in mano al centrosinistra, confermandosi una delle roccaforti rosse più solide d'Italia. Con il 62% dei voti e una netta vittoria al primo turno (sono 30 i punti percentuali che separano la coalizione guidata dal Pd da quella di centrodestra, ferma al 29%) questa mattina il candidato dem Matteo Lepore varcherà l'ingresso principale di Palazzo D'Accursio come nuovo sindaco del capoluogo emiliano. L'ex assessore alla Cultura della giunta Merola ha dovuto lottare parecchio per conquistare il trono: a partire dalle sanguinose primarie che l'hanno visto contrapposto alla renziana Isabella Conti, la scheggia impazzita che avrebbe potuto inceppare un meccanismo perfettamente congegnato. Una battaglia senza esclusione di colpi, con tanto di spaccatura interna alla giunta e una lista di proscrizione che ha sbarrato le porte agli esponenti del Pd che si sono schierati contro la grosse koalition di Lepore.

 

 

LA SCALATA DEI MELONIANI
Ottenuta l'investitura, la cavalcata di Lepore è andata avanti senza intoppi, superando in maniera netta il suo principale competitor Fabio Battistini. Quest' ultimo (64 anni) ha avanzato la sua candidatura l'1 gennaio scorso in solitaria: dopo alcuni contatti con realtà civiche e un fugace scambio d'idee con Italia Viva, l'imprenditore (impegnato nel settore del commercio di componenti per l'industria) ha incassato l'appoggio di Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega e Popolo della famiglia. La sfida non era facile e - come accaduto in altri comuni d'Italia- il candidato 'civico' portato dal centrodestra non ha scaldato i cuori dei felsinei, che hanno garantito alla sinistra altri cinque anni di governo nella città del Nettuno. Ad aiutare il Pd anche l'esponente delle Sardine Mattia Santori, che a metà dello spoglio risultava essere il candidato consigliere più votato con oltre mille preferenze nelle file dei dem. Degna di menzione la scalata di Fratelli d'Italia, primo partito della coalizione con il 12.5%: oltre quattro punti di distacco dalla Lega (7.8%), mentre Forza Italia crolla al 3.7%. Un risultato che - al netto della sconfitta - modificherà gli equilibri interni al centrodestra bolognese. Nella serata di ieri a spezzare la tensione è stato Matteo Salvini, il quale ha ammesso che nelle grandi città si è perso "per demeriti nostri. Come Lega abbiamo più sindaci di quelli che avevamo ieri e la lezione è che il centrodestra unito vince, ma deve essere unito sul serio". Poco dopo arriva il commento di Battistini, che preserva dalle critiche i partiti pur ammettendo che "siamo arrivati tardi, ma non mi sono sentito isolato. Si poteva e si doveva lavorare con tempistiche diverse". L'imprenditore ha comunque assicurato che resterà a fare opposizione in Consiglio comunale. Anche per il capogruppo di FdI in Regione Marco Lisei Battistini "ha fatto un'ottima campagna elettorale ma ha pagato lo scotto di una scelta tardiva da parte del centrodestra".

 

 

COALIZIONE LARGHISSIMA
Toni euforici dal centrosinistra, dove il segretario provinciale del Pd Luigi Tosiani rivendica di "avere costruito qui la coalizione più larga d'Italia" che include il M5S (fermo al 3.44%), "facendo nascere un nuovo Ulivo", con un Pd al 36.5% dei consensi. Entusiasta anche Enrico Letta: "abbiamo ottenuto una grande vittoria che ci dà una responsabilità storica". È proprio all'ex premier (e a Mario Draghi) che il neo sindaco Matteo Lepore rivolge il primo appello post elettorale: "abbiamo bisogno che il Pd metta insieme i sindaci progressisti democratici, non cipossiamo più rinchiudere nelle Ztl. Abbiamo una grande occasione, sono convinto che da Bologna, Milano, Napoli partirà la riscossa per le prossime politiche". Da Palazzo D'Accursio a Palazzo Chigi, con Bologna fucina di un'ampia colazione progressista. Questo è il progetto, almeno nelle intenzioni. Al centrodestra il compito di rimettere assieme i pezzi e frenare l'ondata rossa. 

 

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