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Luca Zaia, "magari è scaramantico": la clamorosa frase su Mattarella che la dice lunghissima

Annalisa Chirico
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«Basta con questa polemica sui congressi: durante la pandemia sarebbe stato indelicato convocarli». Il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha voglia di fissare qualche punto fermo in un colloquio a margine della terza edizione della Scuola "The Young Hope" di Fino a prova contraria.

Presidente, il segretario della Lega Matteo Salvini ha detto che i congressi si terranno dopo le amministrative. Lei è contento?

«Francamente io ho altre cose di cui occuparmi, sono l'ad di un'azienda che si chiama Veneto, i miei cittadini sono i miei azionisti, e qui vogliamo far ripartire turismo, industria, agricoltura. Stiamo vaccinando a tamburi battenti, l'incidenza nella nostra regione è scesa a 40,7 positivi ogni 100mila abitanti, l'Rt è a 0,86. Entro la fine del mese l'85 per cento dei cittadini veneti sarà completamente immunizzato, siamo già partiti con le terze dosi per 360mila over 80. La polemica sui congressi fatico a comprenderla: durante la pandemia avevamo altro di cui occuparci».

Salvini ha detto, alla nostra Scuola, che "esclude categoricamente" che la sua leadership, all'interno del partito, sia a rischio.

«Si dice che esisterebbero due Leghe, una di governo e una di lotta, ma in realtà si tratta di due anime complementari che hanno sempre convissuto. Ci sono ricostruzioni giornalistiche fantasiose che vogliono dipingere una Lega divisa, spaccata... Mi spiace per loro ma noi siamo compatti. La Lega è una soltanto e ha il suo segretario».

Su Green pass e vaccino, però, avete mandato messaggi discordanti, non trova?

«Senta, in un grande partito è normale, direi fisiologico, che ci siano vedute e sensibilità diverse. La linea l'abbiamo definita nei cinque punti dei governatori insieme al segretario. Punto. Noi sosteniamo un governo che somiglia a quello di national unity di Winston Churchill: sarebbe stato più comodo restare fuori. Invece noi stiamo dentro per senso di responsabilità verso il Paese».

Lei è l'alfiere della responsabilità.

«Io sono un uomo concreto e rispondo ogni giorno del mio operato ai miei cittadini. In Veneto siamo tornati a prendere una boccata di ossigeno grazie al vaccino. Abbiamo lavorato sodo per convincere le persone con una comunicazione efficace, per sgombrare il campo dalle fake news che avvelenano i pozzi del dibattito pubblico. Abbiamo dato spazio a tecnici, scienziati, persone qualificate. Perché nella vita non ci si improvvisa, io diffido dei tuttologi di professione».

 

 

 

A Roma sono stati meno efficaci?

«Troppe voci, troppi scienziati in tv a ogni ora del giorno e della notte... Negli Usa parla uno scienziato soltanto, Anthony Fauci. Da noi il protagonismo mediatico ha alimentato la confusione».

Il Portogallo, con l'85 per cento di immunizzati, ha abrogato molte restrizioni. Da noi siamo ancora alla quarantena per i vaccinati...

«Ci vuole buon senso. Se su un aereo c'è un contagiato non si mandano in quarantena tutti i passeggeri, ugualmente se in classe c'è una persona infetta non si può imporre a tutti la didattica a distanza, dobbiamo evitare le quarantene collettive. Perciò è stato realizzato un gruppo di lavoro nazionale con l'obiettivo di elaborare nuove linee guida. La quarantena indiscriminata per tutti è una cosa illogica e sbagliata, i nostri ragazzi hanno già pagato un prezzo troppo alto».

Il Green pass sarà uno strumento temporaneo oppure no? Con un tasso di vaccinazione più alto, potremo abolire alcune restrizioni?

«È una discussione che va affrontata, con pragmatismo. Io il Green pass l'ho sempre concepito come uno strumento a termine, per il tempo che serve. Le ospedalizzazioni sono in diminuzione, in Veneto le terapie intensive sono quasi deserte. Ci sono comparti che soffrono, penso al mondo delle sale da ballo che in Veneto impiegava 22mila dipendenti. Le discoteche vanno riaperte, rispettando i protocolli di sicurezza e facendo lo screening dei ragazzi nei locali. Meglio ballare in discoteca che nelle piazze o nei locali clandestini».

 

 

 

L'Italia vive il "momento Draghi": lei vedrebbe bene l'attuale premier sul colle più alto?

«Non sta a me dire chi deve fare cosa, capiremo a febbraio se il premier andrà al Quirinale e molto dipenderà anche dalla disponibilità del capo dello Stato».

Il presidente Sergio Mattarella ha espresso le proprie obiezioni, di carattere costituzionale, all'ipotesi di un secondo mandato, e pare che sia alla ricerca di una casa nel centro di Roma...

«Magari è scaramantico, chissà».

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