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Giuseppe Conte, l'accusa nei verbali del caso-Amara: "Incarichi su pressione della loggia Ungheria"

 Giuseppe Conte

Paolo Ferrari
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Quando c'è di mezzo Piero Amara si può essere certi che ci sono problemi. Dopo aver terrorizzato con le sue dichiarazioni diverse decine di magistrati, accusati di essere appartenenti alla loggia segreta Ungheria e di pilotare i processi, il nuovo fronte riguarda gli incarichi e le consulenze che verrebbero dati agli avvocati e professori "amici degli amici". Alla Procura di Roma sono in corso accertamenti per verificarne la veridicità delle affermazioni. «Vietti (Michele, ex vice presidente del Csm, ndr) mi chiese di far guadagnare denaro ad avvocati e professionisti a lui vicini e avvenne in quel periodo con l'avvocato Conte, oggi presidente del Consiglio, a cui facemmo conferire un incarico dalla società Acqua Marcia spa di Roma, incarico che fu conferito a lui e al professor Alpa (Guido) grazie al mio intervento su Fabrizio Centofanti che all'epoca era responsabile delle relazioni istituzionali e degli affari legali di Acqua Marcia», raccontò Amara a dicembre del 2019 ai pm di Milano Laura Pedio e Paolo Storari. «L'importo che fu corrisposto da Acqua Marcia ad Alpa e Conte - proseguì Amara - era di 400mila euro a Conte e di un milione di euro ad Alpa». «Questo l'ho saputo da Centofanti che si arrabbiò molto perché il lavoro era sostanzialmente inutile trattandosi della rivisitazione del contenzione della società, attività che fu svolta da due ragazze in poche ore e l'importo corrisposto fu particolarmente elevato», aveva quindi aggiunto Amara. Per la successiva omologa del concordato, continuò Amara, sarebbe stato necessario nominare gli avvocati «Enrico Caratozzolo, Guido Alpa e Giuseppe Conte».

 

 

IL FASCICOLO
Sulla base di questa testimonianza la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, allo stato senza indagati, con l'ipotesi di reato di bancarotta per dissipazione. Il nome di Alpa, già presidente del Consiglio nazionale forense e ordinario di diritto civile alla Sapienza, era già balzato agli onori delle cronache quando nel 2018 Conte divenne presidente del Consiglio. Uno dei primi provvedimenti dell'allora ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, ad agosto del 2018, era stata la nomina dei tre commissari di Condotte, per volume d'affari la terza imprese di costruzioni del Paese. I loro nomi, il manager Matteo Uggetti, l'avvocato Giovanni Bruno e il commercialista Alberto Dello Strologo, furono estratti a sorte presso il Mise nell'ambito di tre short list individuate tra i 260 candidati che si erano presentati.

 

 

L'avvocato Bruno, calabrese, classe 1973, è anche ordinario di diritto privato all'Università di Tor Vergata. E conosce molto bene Conte avendo frequentato insieme la fondazione Tardini del cardinale Achille Silvestrini. Conte e Bruno, poi, erano stati scelti in passato come tutor nel corso di diritto tenuto dallo stesso Alpa. Bruno era stato agli albori della carriera pure assistente di Oberdan Tommaso Scozzafava, ordinario di diritto civile a Tor Vergata. Il professore calabrese in questi mesi ha dato diversi incarichi legali, per milioni di euro, a professionisti esterni. Chi sono? Per rispondere a questa domanda è sufficiente consultare il sito di Condotte alla voce "trasparenza" dove compaiono in bella vista i nomi di Scozzafava e Alpa. Sarà sicuramente tutto regolare, ovvio, e l'assegnazione sarà avvenuta sulla base del cv. Per la cronaca non mancano incarichi dati all'avvocato Domenico Ielo, fratello di Paolo, il procuratore aggiunto di Roma capo del dipartimento reati contro la Pa che sta svolgendo gli accertamenti sulle dichiarazioni dell'avvocato Amara.

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