Green Pass, onorevoli scrocconi: ecco chi paga il tampone ai Parlamentari no-vax, schiaffo agli italiani
Dal 15 ottobre l'accesso alla Camera dei deputati sarà vincolato al possesso del Green pass. E fino a qui tutto bene. O quasi. Perché c'è una cosa che non va. Che suona stonata rispetto all'esigenza di uniformare il Palazzo al resto dei luoghi di lavoro, pubblici e privati. Ed è il tampone: non saranno i deputati a pagarlo direttamente, come tutti gli altri impiegati non vaccinati, ma sarà a carico del fondo di previdenza interno. Dice: va bene, è la stessa cosa, perché quel fondo viene alimentato con i contributi prelevati agli onorevoli dall'indennità parlamentare. I soldi, se non escono da una tasca, escono dall'altra. No, non è la stessa cosa. È come se l'Inps si facesse carico dei tamponi dei lavoratori sollevandoli dalla spesa. Come è noto, in Italia, non funziona così.
OBBLIGO
«L'obbligo del Green pass verrà esteso a tutti i luoghi della Camera dei deputati. Per chi violerà le regole saranno previste sanzioni, a partire dal taglio della diaria per i deputati». Annuncia in una nota il presidente Roberto Fico, tutto fiero. «Lo abbiamo deciso in perfetta continuità con la delibera di due mesi fa», aggiunge, «che già prevedeva l'uso del Green pass a Montecitorio per eventi, seminari, convegni, così come per la mensa e la biblioteca. C'è un principio che rivendico dal primo momento in cui sono stato eletto presidente della Camera: quello che vale per i cittadini vale allo stesso modo per i deputati. Non c'è stato e non ci sarà spazio per nessun trattamento privilegiato». Bene. Però Fico non fa nessun riferimento al pagamento dei tamponi. Che rende oggettivamente diversa la situazione del deputato non vaccinato dal Mario Rossi qualsiasi. Il quale, per andare a lavoro, deve sottoporsi a un check ogni 72 ore che gli costa 15 euro. Da pagare di tasca sua. Senza nessuno che anticipi. Come funziona il fondo di previdenza? Si sa che gli onorevoli hanno diritto a una pensione. La normativa interna è stata ritoccata più volte negli ultimi anni per rimuovere dei privilegi obiettivamente divenuti indifendibili. Come il vitalizio. Che scattava al termine del mandato, a prescindere dall'anagrafica del parlamentare. Non è più così.
Video su questo argomento"Onorevoli barboni: paga da 15mila €, a lavoro una volta a settimana e vi lamentate?". Sallusti demolisce i parlamentari "no-Green Pass"
TRATTAMENTO
Il diritto alla pensione arriva al compimento dei 65 anni di età e alla conclusione di un mandato parlamentare di almeno 5 anni effettivi. Se il nostro onorevole riesce a concludere due legislature piene (10 anni) allora la soglia si abbassa a sessant' anni. L'importo dell'assegno viene calcolato con il metodo contributivo, più o meno come funziona per il pubblico impiego. Ogni mese viene prelevata una somma pari all'8,80 per cento dell'indennità parlamentare lorda. Che va ad alimentare il fondo di previdenza. E, a quanto si capisce, è proprio da questo capitolo del bilancio interno che verranno tirati fuori i soldi per i tamponi. Un privilegio?
Chiamiamola piccola differenza di trattamento rispetto a chi vive fuori dal recinto di Montecitorio. Comunque limitata a una cerchia ristretta di interessati. Secondo le ultime stime, infatti, i parlamentari vaccinati sarebbero il 90 percento. Quindi alla Camera si tratterebbe di una sessantina di no vax, ni vax o invaccinabili per ragioni di salute. Per il resto Montecitorio si adegua alle regole e al momento particolare vissuto dal Paese. Sono previste sanzioni (già contenute nel regolamento interno) per i parlamentari che decideranno di eludere i controlli all'ingresso, ovvero l'interdizione dai lavori da 2 a 15 giorni e la sospensione della diaria (206 euro al giorno). «Le regole devono essere uguali per tutti: per questo motivo", dichiara Davide Crippa, capogruppo del M5S alla Camera dei deputati, "la disciplina del Green pass che dal 15 ottobre riguarderà circa 23 milioni di lavoratori, dovrà essere applicata anche ai membri del Parlamento italiano». La Camera è «anche un luogo di lavoro e quindi nessun trattamento privilegiato dopo l'entrata in vigore del decreto Green pass». Scrive Stefano Ceccanti (Pd) su Twitter. Peccato che con i tamponi non valga esattamente lo stesso discorso.