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Francesca Donato lascia la Lega? Matteo Salvini, velenosa lezione: "Ringrazio e tanti auguri"

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Da Matteo Salvini un "bacione" a distanza a Francesca Donato. L'europarlamentare della Lega ha annunciato il suo addio al partito "anticipandolo ai colleghi" di Strasburgo, ma il Capitano lo sapeva già e da Montepulciano (Siena), dov'era impegnato per sostenere la campagna elettorale per le suppletive a fianco del candidato del centrodestra Tommaso Marrocchesi Marzi ha usato poche, significative e raggelanti parole per la fuggitiva: "Saluto, ringrazio e dico tanti auguri a chi va via".

D'altronde, Donato e Lega erano ormai incompatibili. La goccia che ha fatto traboccare un vaso già traballante da settimane. Decisiva l'ultima figuraccia mediatica della Donato, che a DiMartedì, in collegamento con Giovanni Floris a La7, aveva avuto la geniale idea di polemizzare con la figlia di un medico morto di Coronavirus, Leonardo Ditta, definendo "una barzelletta" le affermazioni pro-vax della donna. Ne era nata una bufera, ovviamente, con tutta la Lega pronta a difendere la figlia del medico e le posizioni a sostegno dei vaccini e del Green pass. Giancarlo Giorgetti certo, poi i governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga che si sono sempre attribuiti il merito per la linea ufficiale tenuta dal partito in queste ultime settimane.

Addio alle tentazioni no vax e no green pass, lasciate a esclusivo appannaggio di Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, oltre ovviamente al gruppetto sparuto ma molto combattivo dei "dissidenti ribelli" su Telegram, Twitter e Facebook. Un manipolo di cui la Donato si proclama ora portavoce ufficiale: "Rimarrò fuori da altre collocazioni partitiche - ha spiegato, smentendo le voci che la volevano (subito) confluire proprio in Fratelli d'Italia - per poter svolgere nella massima indipendenza e sotto la mia personale responsabilità il mio ruolo politico in difesa della minoranza degli italiani oggi etichettati come No vax". Una minoranza a cui la Lega e Salvini hanno deciso di non guardare più, consapevoli che le derive potrebbero essere molto pericolose: a livello elettorale, ma soprattutto politico e sanitario. 

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