Giuseppe Conte, "fuga dal M5s". Retroscena: quanti sono gli onorevoli pronti a lasciarlo. Vianello fa "saltare il tappo"
2021, fuga dal Movimento 5 Stelle. E la colpa è del nuovo leader, Giuseppe Conte, decisamente inviso a larghe fette dei grillini. Il retroscena è del Giornale, secondo cui ben trenta parlamentari eletti con il Movimento sarebbero pronti a mollare tutto e passare armi e bagagli al Gruppo misto per protestare contro la nomina dell'ex premier. "La domanda è solo una: «Quanti parlamentari andranno via?»", assicura il quotidiano di via Negri, secondo cui da fonti interne ai 5 Stelle "l'esodo di autunno è pressoché una certezza".
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Il colmo è che Conte "secondo le solite malelingue non sarebbe nemmeno troppo dispiaciuto per gli addii annunciati", preferendo un partito ridimensionato ma più compatto, più vicino all'idea di quel "partito personale" con obiettivo fissato intorno al 12 o 13 per cento che tanto lo aveva tentato al momento di scegliere se scendere in campo dopo l'esperienza a Palazzo Chigi. Al momento, si legge, il toto-fuga parla di un plotone compreso tra i 20 e i 30 parlamentari, "anche se i più ottimisti parlano di una decina di defezioni". Qualcuno dei dissidenti potrebbe finire anche dentro Fratelli d'Italia o nel Pd, a testimonianza della scarsa coerenza interna al Movimento.
Pronti all'addio non sarebbero però i cosiddetti "peones", ma anche alcuni degli onorevoli più ambiziosi che temono di vedersi tarpate le ali dall'avvocato. "In tanti sperano in una poltrona nella segreteria nazionale e gli esclusi dalla riffa dell'avvocato del popolo potrebbero decidere di cambiare aria". Pesa ovviamente anche il timore di un voto nei primi mesi del 2022, subito dopo l'elezione del presidente della Repubblica. Ipotesi probabile se al Quirinale, alla fine, salisse il premier in carica Mario Draghi. "Considerando che il traguardo della pensione si taglia a 4 anni sei mesi e un giorno dall'elezione, questi parlamentari saluterebbero i Cinque Stelle in caso Conte passasse all'opposizione", spiega il Giornale. E si torna sempre alla questione dei soldi, un regolamento di conti interno ai 5 Stelle che va avanti da anni, nel silenzio imbarazzato dei vertici. "C'è chi pensa di tenersi i soldi delle restituzioni, dato che la ricandidatura al prossimo giro è impresa difficile, soprattutto con una deroga ai due mandati solo per pochi", sottolinea sempre il quotidiano diretto da Augusto Minzolini.
Nel frattempo, il primo ad abbandonare la nave contiana è stato il deputato Giovanni Vianello, con un annuncio direttamente a Montecitorio. E fuori dall'aula, gli attivisti venerdì a Napoli presenteranno il ricorso contro l'elezione dell'ex premier a presidente. Secondo quanto riportato dall'agenzia Adnkonos, tra le contestazioni "la mancata iscrizione al Movimento del nuovo leader".