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Alessandro Di Battista, truffa M5s agli Stati Generali: "Secretati i voti sulle preferenze, lui era primo"
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Il Movimento 5 Stelle, che da sempre si è riempito la bocca di "trasparenza", si trova oggi a nascondere i voti. Si tratta della lista dei trenta candidati più votati agli Stati generali, ben secretata da nove mesi e di cui è a conoscenza solo il comitato di garanzia composto da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, il collegio dei probiviri (Jacopo Berti e Fabiana Dadone), il tesoriere Claudio Cominardi e il garante Beppe Grillo. Il motivo è dei più banali: non far sapere chi ha ottenuto le preferenze. Al primo posto infatti - secondo quanto visionato dal Giornale - c'è niente di meno di Alessandro Di Battista. Il più ribelle dei riottosi a Cinque Stelle supera anche Luigi Di Maio, che si posiziona terzo dopo Dibba e Dino Giarrusso. "Questo voto plebiscitario ottenuto da Dibba - spiegano alcune fonti - è il motivo per cui per la prima volta nella storia del Movimento si è deciso di tenere nascosti i voti".
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Giuseppe Conte non avrebbe mai avuto i numeri per arrivare alla leadership del Movimento. Da qui la decisione di non mostrare i voti. "Il fatto - proseguono - che il 40 per cento dei votanti abbia dato una delle sue preferenze a Di Battista la dice lunga su quanto sia amato dalla base e che avrebbe vinto anche la nomina a capo politico a mani basse". Poca chiarezza anche sui costi dei tanto controversi Stati generali.
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Nel bilancio mancano i dettagli, ci sono giusto due voci molto generiche: 50mila euro in consulenze e altri 67mila per "spese organizzazione evento". Totale: 117mila euro. Una cifra elevata se si considera che l'evento era interamente digitale e di appena due giorni. Ma ciò che lascia più interdetti sono ancora una volta le manovre che hanno portato Conte a pendersi il Movimento. Le stesse che hanno creato un'insanabile crepa tra Davide Casaleggio e i grillini: il primo convinto che "non si può violare lo Statuto perché non piace il possibile risultato democratico". I secondi intenti a sbarrare l'ascesa di Dibba.
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