Andrea Orlando attacca il braccio destro di Draghi: "Colpa loro". Dal Pd colpo durissimo al governo
"Se non fosse per il Mef la riforma degli ammortizzatori l'avremmo già fatta". Parola del ministro del lavoro Andrea Orlando critico col collega dell'economia, Daniele Franco. Da febbraio Orlando cerca di portare a casa il nuovo sistema "universale" di tutele per i lavoratori. Ma non si conosce ancora la dote destinata a finanziare la revisione degli ammortizzatori. Secondo stime piuttosto aleatorie la riforma costerebbe tra i sei e gli otto miliardi, addirittura dieci a regime. Il Mef non può che tenere stretti i cordoni della borsa. "I conti pubblici vanno difesi sempre, ci sono dei limiti invalicabili", dicono dall'Economia. Inoltre è emerso il problema del rifinanziamento della quarantena che l'Inps non può più pagare come malattia.
Orlando, appoggiato dal presidente Inps Pasquale Tridico, ha recapitato ai dirigenti del Tesoro un messaggio molto pragmatico: "Siete voi che dovete intervenire". E sugli ammortizzatori, Orlando continua a pressare Franco sulle coperture.Il ministero del Lavoro ha proposto altre otto settimane di cassa integrazione a carico dello Stato per le piccole aziende del terziario, fino a 15 addetti. Un blocco dei licenziamenti per chi non può utilizzare gli ammortizzatori ordinari, in scadenza al 31 ottobre, che sarebbe sostituito dalla cig per altri due mesi.
Ipotesi che non piace al Tesoro. Orlando però deve far fronte anche alle polemiche sul decreto anti delocalizzazioni. E' stato accusato dal collega leghista Giancarlo Giorgetti di non aver condiviso il testo. "L'esponente del Pd era già stato vittima a maggio degli attacchi di Carlo Bonomi di Confindustria per aver portato in Consiglio dei ministri la proroga del blocco dei licenziamenti, allora fu lasciato solo e obbligato alla retromarcia. Stavolta Enrico Letta ha subito fatto quadrato attorno al suo ministro, ma la bozza di decreto cambierà: le sanzioni verranno ammorbidite", ricorda infine la Stampa.
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