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Luciana Lamorgese ministra in bilico. Voci da palazzo, anche Pd e M5s sono stufi

Elisa Calessi
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Alle prime luci dell'alba di giovedì il rave di Mezzano, nel viterbese, l'incredibile bomba sanitaria e di sicurezza che andava avanti dal 13 agosto nell'illegalità, ammassando fino a 8mila persone, è finito. Dopo una lunga mediazione con le forze dell'ordine, gli ultimi partecipanti hanno lasciato l'area in mattinata, chi in camper, chi a piedi, lasciando la zona devastata e disperdendosi nei borghi tra Lazio e Toscana, fin nella val d'Orcia. Località di terme e turismo, dove si sono creati problemi di ogni tipo, segnalati dagli allarmi sconsolati dei sindaci. Finita l'emergenza (ma i problemi si vedranno per settimane), con un bilancio provvisorio di un morto, decine di feriti, due ragazzi gravissimi in ospedale e un territorio vandalizzato, scoppia la polemica su come è stata gestita la vicenda. Sui tempi, sui modi, sull'incapacità di prevenire qualcosa che sui social era ampiamente nota e che, secondo i virologi, tra 15 giorni provocherà una impennata di contagi.

 

 

 

 

Nel mirino del centrodestra finisce il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. Lega e FdI ne chiedono le dimissioni. Matteo Salvini è il primo ad attaccarla: «Dovrebbe spiegare agli italiani che le pagano lo stipendio che cosa sta facendo per difendere la salute e la sicurezza degli italiani». Lo segue Giorgia Meloni: «Dopo 6 giorni, un ragazzo morto, danni economici e ambientali, rischi sanitari, termina il rave party al lago creati prodi Mezzano, senza che lo Stato abbia fatto nulla per impedire tale scempio. Un governo serio avrebbe invitato il ministro dell'Interno a dimettersi». Ancora Salvini: «Mi sembra che chi occupa in questo momento il ministero dell'Interno non sia adeguato. Quando arrivano 8000 persone con i tir, non puoi mandare l'esercito, devi intercettarli prima». E in coda: «Noi non riusciamo a intercettare un rave party di sedicenni e possiamo permetterci di far entrare senza controllo e limiti migliaia di queste persone?», dove il riferimento è ai profughi afghani in arrivo.

 

 

 



«MANCA LO STATO» - Nel pomeriggio, da fonti della Lega, si alzano ancora i toni, esprimendo «sconcerto per il persistente e incomprensibile silenzio del ministro Luciana Lamorgese», tanto più «perché recentemente ha trovato tempo e modo per parlare di ius soli». Ma non è solo la Lega ad attaccare il responsabile del Viminale. Per Licia Ronzulli, Forza Italia, a Mezzano è «mancato lo Stato», «non è stata messa a rischio la sola sicurezza sanitaria, ma anche quella pubblica, è venuto meno un pezzo di legalità». Anche il M5S attacca. «Non siamo nel Far West e ora i cittadini meritano trasparenza e sicurezza: com' è stato possibile arrivare a questo punto?», si chiede Roberta Lombardi, assessore regionale del Lazio. «Chi risponderà delle conseguenze sanitarie e ambientali di quanto accaduto?». Mentre Carla Ruocco, deputata del M5S, definisce «vergognoso, osceno e criminale» il rave che si è svolto.

 

 

 



IMBARAZZO - Tace il centrosinistra, con l'eccezione del sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, e dell'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato. «I rave party sono tra le cose più difficili da gestire», ha detto il primo cittadino del capoluogo marchigiano, ma «sicuramente si doveva intervenire prima». Il dem punta il dito contro le «tantissime feste abusive», accusando il governo di aver commesso «un errore» non aprendo le discoteche. Stessa posizione presa, nei giorni scorsi, da un altro big del Pd, Stefano Bonaccini. D'Amato, invece, in una intervista uscita sul Messaggero, si chiedeva perché non si fosse intervenuti subito e invitava i responsabili della sicurezza a usare ogni modo, idranti, canadair, per sgomberare. Fuori dai taccuini, però, cresce, anche nel Pd, il malcontento nei confronti della responsabile del Viminale. Non è solo il rave. L'aumento incontrollato degli sbarchi e, ora, la prospettiva di arrivi di profughi afghani preoccupano, e non poco, i dirigenti dem che temono ricadute sulle amministrative del vicino autunno. Interviene, invece, Italia viva. E non risparmia una stoccata per voce del presidente Ettore Rosato: «Tutti siamo soggetti a restrizioni, tranne chi organizza un rave party, dove muore pure un ragazzo. Se ci sono delle regole vanno fatte rispettare ovunque».

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