Matteo Salvini, la rivelazione a Sallusti: basta presidenti di sinistra, il piano per il dopo Mattarella
A settembre, il "centrodestra di governo" vivrà una prima «trasformazione». «Facciamo un federazione», conferma Matteo Salvini dal palco della Versiliana, a Marina di Pietrasanta. «Non un partito unico», ribadisce il leader della Lega intervistato da Alessandro Sallusti, direttore responsabile di Libero, ma comunque una forza capace di «parlare con una voce sola. Una semplificazione», aggiunge il "Capitano", che farà la «fortuna di Draghi», finalmente non più "ostaggio" di Pd e M5S. Un conto è avere a che fare con sei forze di centrodestra divise «sembrano una squadra di calcetto» - altro è "fare squadra".
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Un percorso a tappe, che nelle intenzioni dei leader dovrebbe riguardare anche il Parlamento europeo, che domani sarà al centro di un incontro tra lo stesso Salvini e Silvio Berlusconi. «Facciamo un gruppo unico al Parlamento italiano», insiste il leader del Carroccio. Questo in attesa di allargare l'operazione a Fratelli d'Italia, al momento all'opposizione. E «mettere adesso insieme governo e opposizione è complicato. Ma si voterà al più tardi tra un anno e mezzo...». Prima, però, ci sarà il banco di prova per eccellenza per la coalizione: l'elezione del successore di Sergio Mattarella al Quirinale. Incalzato da Sallusti, Salvini all'inizio prende tempo - «ne parleremo a gennaio, si voterà a febbraio e siamo ad agosto...» - poi si rifugia in una battuta («il nostro candidato sarà Enrico Ruggeri», l'artista ieri sera in tour proprio alla Versiliana), infine si fa serio. E lancia un avvertimento ai compagni di viaggio della "strana maggioranza" che sostiene il governo Draghi: «Il centrodestra, ad oggi, su circa 1.050 grandi elettori ne ha 450...».
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Come dire: guai ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica senza un accordo con l'alleanza che oggi incontra il favore degli italiani. «Tutto può essere, ma non sarà Romano Prodi. La mia ambizione è quella non di avere un presidente di centrodestra, ma un presidente realmente al di sopra delle parti, scelto insieme». Certo, e qui Salvini torna scherzoso ma non troppo... - «poi dal quarto scrutinio lo scegliamo noi». Un riferimento al dettato costituzionale, che dalla quarta votazione prevede la maggioranza assoluta - e non più quella dei due terzi dell'assemblea per l'elezione del Capo dello Stato.
DA KABUL FUGA VIGLIACCA - Il segretario della Lega ha dedicato la prima parte dell'intervista - andata in scena, visto il tutto esaurito, al teatro della Versiliana - alla politica estera, scossa dalla crisi afghana. Oggi Salvini avrà un contatto telefonico con l'ambasciatore del Pakistan. Quanto accaduto a Kabul è il frutto di un «errore di valutazione madornale degli Stati Uniti», ha attaccato Salvini. Nel mirino è finito il presidente, Joe Biden, responsabile di una fuga da «vigliacco» che lascia l'Afghanistan «in mano alla Cina: «Se siamo in un'alleanza, quando decidi di ritirarti da un teatro di guerra, quanto meno fai un colpo di telefono e avvisi». Anche per questo l'Italia deve mantenere una «presenza diplomatica in Afghanistan: alleati sì, fessi no». Vietato sottovalutare, come invece sta avvenendo, i Talebani: «C'è un'internazionale del fondamentalismo islamico. Chi ha festeggiato? Hamas, che vuole cancellare Israele». Di fronte al rigurgito dell'estremismo, accusa l'ex ministro dell'Interno, «i grandi assenti sono stati l'Unione europea e l'Italia. Qualcuno ha sentito la voce del ministro degli Esteri, Di Maio? Abbiamo fatto da spettatori». Chiusura con tre "avvertimenti" flash: il pasto per poliziotti esclusi dalla mensa aziendale causa green pass «non è salute, è una scelta imbecille»; il reddito di cittadinanza «è un errore che va cancellato»; il codice degli appalti «va raso al suolo».