Luciana Lamorgese, in 4 pagine 37 errori: la tragicomica circolare che dovrebbe fare "chiarezza" sul Green Pass
Dalla "Direttiva sul linguaggio dei amministrativi", scritta anni fa dal dipartimento della Funzione pubblica e diffusa a tutte le amministrazioni: «Comporre il testo in modo semplice. Il testo è semplice se risulta di immediata comprensione. Una volta terminata la redazione di un testo, questo va sempre riletto e, se possibile, fatto leggere da qualcun altro. La rilettura consente di verificare la completezza, la correttezza e la semplicità del testo. Inoltre, la rilettura evita che l'uso di stralci o di modelli precedenti, come pure l'uso della funzione "copia e incolla" dei programmi di scrittura, lasci incongruenze nel nuovo testo». La regola è questa. Come funzioni negli uffici del ministero retto da Luciana Lamorgese si capisce invece dalla circolare indirizzata martedì sera a tutti i prefetti e firmata dal loro collega Bruno Frattasi, capo di gabinetto del ministro. Quella in cui è scritto che gli esercenti sono tenuti al controllo del certificato, mentre la verifica del documento d'identità ha «natura discrezionale».
L'ATTO PIÙ IMPORTANTE
È l'atto più importante emesso in questi mesi dal Viminale, ideato per fornire «opportuni chiarimenti» (c'è scritto proprio così) su come applicare il Dpcm del 17 giugno, che disciplina, appunto, la verifica del green pass. A suo modo, una lettura interessante. Vi si apprende, per dire, dell'esistenza del verbo «Detenninare», sinora ignoto pure all'accademia della Crusca. Testuale: il ricorso alle certificazioni verdi «ha detenninato in alcwli settori interessati...». Quell'«alcwli», a proposito, non è un termine swahili, ma un refuso. Se ne contano trentasette in quattro pagine, presumibilmente figli del "copia e incolla" di un testo scannerizzato alla boia di un Giuda, che né Frattasi né uno stagista sottopagato si sono degnati di rileggere. Alcuni refusi sono ricorrenti, tipo il richiamo alle «celtificazioni». Certi termini sono traducibili a fatica, come «tiguru do» e «impirulti», che secondo uno iamatologo interpellato da Libero significherebbero, rispettivamente, «riguardo» e «impianti». Altri ancora trasformano l'interpretazione del testo in un salto nel buio, ad esempio laddove s' informano i poveri prefetti che la verifica dei documenti d'identità del possessore del green pass «non ricone indefettibilmente».
Solidarietà a chi dovrà applicare le norme. E le parole incomprensibili sono solo una parte del caos generato dalla circolare. Essa, infatti, crea nuovi obblighi in capo a figure che con la pubblica amministrazione non hanno nulla a che fare. È il caso degli steward che lavorano in strutture aperte al pubblico come gli stadi, incaricati dalla circolare di verificare i green pass. Compito che i diretti interessati, tramite la loro associazione, hanno subito detto che non svolgeranno: «La circolare genera errate interpretazioni. Le società dovranno avvalersi di volontari, come uomini delle forze dell'ordine in pensione». Il testo costringe pure i titolari dei locali che vogliono affidare a dipendenti «delegati» il compito di controllare i documenti dei clienti a conferire tale delega mediante «atto formale, recante le necessarie istruzioni sull'esercizio dell'attività di verifica», non si capisce basate su quale protocollo. L'avventore, quindi, avrebbe tutto il diritto di chiedere al cameriere del ristorante o al commesso del cinema che vuole vedergli i documenti il possesso della delega, senza la quale la pretesa è infondata.
ALLA CARLONA
Nulla di tutto ciò, però, può essere fatto tramite semplici circolari. Queste, come ha stabilito più volte il Consiglio di Stato, non possono attribuire obblighi o diritti ad aziende e semplici cittadini, come se fossero leggi, perché «costituiscono atti interni, diretti agli organi ed agli uffici periferici, e vincolano, conseguentemente, i comportamenti degli organi operativi sottordinati, ma non i soggetti destinatari estranei all'Amministrazione». Delle due l'una, insomma: o questa faccenda del green pass sarà applicata alla carlona, in piena anarchia, e gli uomini del Viminale fingeranno che tutto sia a posto, oppure i giudici amministrativi avranno pratiche da sbrigare per i prossimi lustri.